sabato, dicembre 30, 2006

Sov-Verti-Kale

A volte mi domando se non sia io ad esser distorto.
Mi domando se kontorcermi su me stesso, tirando linee dai due kapi, stringendo nodi, trasformando gomitoli in pietre di tela non sia una follia del tutto personale.
Per un attimo vacillo per poi dimentikare l'incertezza del momento ke non arriva e trovarmi nuovamente kaldo sotto questo paltò stracciato dai morsi.

A volte askolto il -mondo-.
E lo skopro sempre a linee vertikali.

Le gerararikie tracciano i meridiani ed ossequiosi e pazienti gli abitanti del mondo tentano di salirli e discenderli senza domandarsi se gli spostamenti debbano necessariamente essere vettoriali. Pensano di muoversi lungo il mondo, si spostano lungo le rigide skalate ke loro sono imposte senza ke rieskano a percepirle. Il Systema dilaga.

Le sbarre ingabbiano. Ma se il korpo ne rimane skiavo è la visione del mondo ke ne resta sukkube. Piattaforme di kolore artificialmente e vertikalmente tagliate da singhiozzi metallici e talvolta cilindrici, suprema beffa del tatto. Sbarre appunto.

Una korda. Una forka. Un dannato. Uno scellerato. Un genocidio ke spinge la forza di gravità oltre il proprio potenziale. E vedo ciaskuna voce annodarsi all'altra kome fibre tessili, l'un l'altra, annodando un kappio ke nessuno sentirebbe di far suo ma ke ciaskuno kontribuisce a rendere possibile. Kosa ne resta? Nient'altro ke una sottile linea di korda, vertikale.

-Il nulla dilaga-. -Se solo osi avvicinarti io ti dilanio-.
(La storia infinita)

giovedì, dicembre 28, 2006

Bussa dal Basso

Krepita, solka, dissolve e riappare.

Invisibile e lacerante,
essenza stessa e sua kondanna.
Una mano escheriana ke krea l'altra.

Plasmiko skermo
rifletto riflesso
kampi -procellosi-
di vento e kristalli.

Sbadigli
sottendono.

Non basterà skontrarmi kon la realtà per skoprirmi vulnerabile.
Non basterà skoprirla vulnerabile perkè rieska ad inkontrarla.

Rabbia.

domenica, dicembre 24, 2006

Pastori Tedeski

Tema: La Cinofilia

Argomento: Pastori Tedeski

Soluzioni:
Ratzinger Kane,
Rex Papa.

"Lo sanno a memoria il diritto divino e dimenticano sempre il perdono". FDA

Omaggio a Welby.

Logorroikamente pensato

Arranka Arresa
e Lucido L'Uccido.

Fine della Razionalità.

mercoledì, dicembre 20, 2006

Interrogativi Natalizi

La karikatura
Mogano
di un NanoElefante
Epilettiko
in Kambio
di un Frammento
di Biglietto Aereo
per Festeggiare
A Sud
Una festività del Nord.

Ma ke razza di mondo è questo, Mbaye?

mercoledì, dicembre 13, 2006

lunedì, dicembre 11, 2006

Taste-Test

Se siete kostretti a domandarvi quanto impiegherebbe un korpo a fermarsi in kaso di kaduta:

- a) Siete in cima ad un kanalone appena innevato kon una guida valdostana ke ride guardandovi affranto e vi invita a scendere sapendo ke siete sufficientemente irresponsabili da farlo, se solo vi sfida.

- b) State sporgendo da un parapetto, urlando: -Se ne fai una questione d'orgoglio fingiamo ke il figlio sia tuo- (tenendo ben inkrociate le dita dietro la skiena) al Cyklope adirato ke ha inkastonato la vostra kaviglia nel suo pugno.

- c) Avete appena skoperto un dirupo inaccessibile nel bosko e la residenza estiva di Borghezio. Intravedendo una soluzione.

Non ha alkuna rilevanza quale sia la risposta korretta.

martedì, dicembre 05, 2006

Kampane e Trespoli

Osservo osservarmi questo gomitolo zoologiko ke kontinuo a kiamare mondo sociale. Addensarsi e liberarmisi attorno a ritmi skostanti a livello individuale ma terribilmente puntuali a livello statistiko. Resto appollaiato sul mio trespolo oniriko senza preokkuparmi della lunaticità d'equilibri mentre si fanno kupole di fibre attorno alla kampana di vetro ke mi kustodisce. Pokissimi kapaci di guardarvi attraverso si divinkolano in konsiderazioni traballanti cirka la trasparenza e lo spessore della gabbia palpabile. Pratikamente spoglio d'attenzioni se non per l'animale ostentato ke mi sento di essere, resi impossibilitati loro di lanciarmi noccioline degustative e plastifikate, troppo attenti a quello ke loro vedono kubo e per me non è ke -un uovo tutto liscio e tutto tondo- resto a domandarmi kome possano supporre ke il dentro sia all'interno.
Arrogantemente preposto ad inkrinare il vetro per uscirne, presuntuosamente certo ke saranno solo le alkimie a permettere a taluni di entrarvi, sospiro annoiato osservando da karcerando il karcerato in una supposta ora d'aria. E se lo fossimo entrambi? -No chains around my feet but I'm not free-.

Kritici d'Arte

Kannula versa
versata al versante
pensata pensante
pensiero
kostante.

A volte allitterazioni, rikiami vokali finiskono per suggerire una korretta interpretazione. Il fatto ke di interpretazioni korrette non ne esistano rende tutto terribilmente più semplice. Rikordo ke ankora adolescente vidi un'intervista a Woody Allen: un giornalista affabile gli domandò ke genere di rapporto avesse kon i kritici cinematografici. Attraversò kon uno sguardo tanto lento quanto annoiato le lenti spesse e rikordò kome i kritici non avevano altro ruolo ke dare un senso profondo a ciò ke lui girava kon leggerezza infantile. -Per un pigro kome me avere un sakko di referenziati dottori del cinema a dare gratuitamente un alto senso artistiko alle mie opere è una vera furtuna-.

Eppure mi leggo volentieri. Probabilmente sono un kritiko letterario.

sabato, dicembre 02, 2006

Dono di sintesi

Ambigue Ataviche Amike
per Zinkate Zelanti Zavorre.
Adolescenza dalla A alla Z.

lunedì, novembre 27, 2006

In Certezze

Un giorno inkontrerò un prete.
Probabilmente lui mi guarderà kompassionevole.
Immagino già il karitatevole odore di lavanda dono di ogni perpetua del nuovo millennio.
Un vestito "fiko" e kasual perkè i preti di oggi sono "Ouanesgheps" e il kollare kandido a rikordar loro ke sono pastori in un mondo di pekore kannibali.
Probabilmente mi sorriderà e nel gioko perverso della pasqua e degli agnelli sakrifikali mi rikorderà, kon kadenza sakrale: -Dio è risorto!-.
Non tenterò nemmeno la fatika diplomatika (in fondo "la diplomazia non è altro ke la scienza ke studia la possibilità d'ottenere dal nostro io il permesso di kontraddirlo", Korvo Rosso) del divinkolarmi in aeree evoluzioni:
-Certo ke ce ne sono di masokisti in giro-.

venerdì, novembre 24, 2006

Divine Sprovvedute (Le ragazze dello Zoo Fi Orentino)

P.za Santa Kroce

Un Novembre senza Pioggia alleggerisce le dense sagome sulla skalinata.

Un eterogeneo branko poko umano e parzialmente metropolitano unghiggia sul marmo cerkando un appollaiamento duraturo.

Mi siedo. Una debordante ragazzina semianoressika mi siede akkanto. Potrei oppormi ke lei già sedeva lì da prima ma in fondo probabilmente mi attendeva lì a sua inkoscienza.

Ripeto gesti kon skadenza kanonika da diventare rituali. Il sagrato della kiesa fa il resto. Nell'incensamento del momento vengo meno.

Mi giro verso la davvero "divina" apparentemente potenziale provvidente "amika".

-Skusa, hai una kartina?-. Entro nella sua kontorsione di koscienza.
-Giusto una-. Suona profetikamente perfetto.
-Bene. Niente più di ciò ke mi serve-. Argomento.
Lei: -Guarda ke non sono mika Madre Teresa- postilla.

Oibhò. Il mondo mi si sovverte. L'akkadituro diventa perituro, il profeta diventa esegeta, il predestinato ostinato.

Cerko l'ascesi dalla stizza e mi ritiro a disegnare nuovamente, e kon nuova linfa, porte a soffietto nell'aria. A destra, opposta alla "divina" (e adesso) Sprovvidenza in OverSize, una barba inkolta annidia una sigaretta di Drum. Una domanda, un Kastello (o telaio, ndr) e poka attenzione in più: il kosto del -mio e me lo tengo-.

Il Sakro Rito si kompie, sempre attenti ke non sopraggiungano le oskure forze del male in banda vertikale. L'aria si pervade di profumi giunonici e il branko in dissesto di pokanzi mi si trasforma in una armoniosa kollettività di animali buffi, sbofonchianti e pigri. Mi stanno attorno, ed io in mezzo a loro: attendessero ke la mia parola, illuminata dalla lingua della pent(hc)ekoste, fosse loro komprensibile. Faine ululanti, poiane in poncho, sterkorari griffati, ossequiosi militanti dell'acido formiko... pesci e gatti, pescegatta e pisciaghetti, anatre mute ma affatto sorde, kriceti in doppiopetto, funambolici rettili dell'ultimo minuto, nutrie kon l'aurikolare.

Panta Rei.
Ma non la "divina" Sprovvidenza.

Lei adesso:-Mi fai fare un tiro?-.
Ekkola la vera Divina Provvidenza. Sotto la seducente forma di Madame Vendetta.
-Non sono mika San Francesko-. Sorrido dubitando della mia negazione in questo giardino zoologiko metropolitano.

domenica, novembre 19, 2006

Piove all'insù


"Si kapiva subito ke era intelligente, era intelligentissimo, un genio, e capitava persino che per un momento riuscisse a farmi dubitare, kon una frase, una battuta, della mia centralità nell'universo."

martedì, novembre 14, 2006

M(ulti)h(its)z(hyon)

Restano distanti,
parapetti irrisori per salti innoqui.
Restano ligi,
inossidabili paratie per temporali asciutti.
Restano impulsi del Systema. O Frequenze.
Restano.
E ciò è quel ke mi preokkupa.

domenica, novembre 12, 2006

Vetri e vetrine

Vorrei ke poteste vedervi mentre affollate, korpulenti e impalpabili, strade preposte al vostro passaggio. Annidarvi al tepore delle vetrine, agghiacciarvi dei loro prezzi e skandalizzarvi quando kadono in tonfi sordi.

Ne ho una di vetrine. Lastre sottili ke sfidano il sasso per skoprirne la mano.

Non avete il koraggio. Non avete i sassi. Non avete mani.

Dal basso. Piove all'insù.

venerdì, novembre 10, 2006

Lode al Dubbio

Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
serenamente e con rispetto chi
come moneta infida pesa la vostra parola!
Vorrei che foste accorti, che non deste
con troppa fiducia la vostra parola.

Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile era l'Armada salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare.

Fu così un giorno un uomo sull'inaccessibile vetta
e giunse una nave alla fine
dell'infinito mare.

Oh bello lo scuoter del capo
su verità incontestabili!
Oh il coraggioso medico che cura
l'ammalato senza speranza!

Ma d'ogni dubbio il più bello
è quando coloro che sono
senza fede, senza forza, levano il capo e
alla forza dei loro oppressori
non credono più!

Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
Quante vittime costò!
Com'era difficile accorgersi
Che fosse così e non diverso!
Con un respiro di sollievo un giorno un uomo nel libro del sapere lo scrisse.

Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
ne vivranno e in quello vedranno un'eterna sapienza
e sprizzeranno i sapienti chi non lo conosce.
Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
gravemente cancella quella tesi.

Intronato dagli ordini, passato alla visita
d'idoneità da barbuti medici, ispezionato
da esseri raggianti di fregi d'oro, edificato
da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
un libro redatto da Iddio in persona, erudito
da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
Veramente gli è difficile dubitare di questo mondo.
Madido di sudore si curva l'uomo che costruisce
la casa dove non lui dovrà abitare,
ma sgobba madido di sudore anche l'uomo che la propria casa si costruisce.
Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai.
Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio.
Non credono al fatti, credono solo a se stessi. Se occorre,
tanto peggio per i fatti. La pazienza che han con se stessi
è sconfinata. Gli argomenti li odono con l'orecchio della spia.

Con coloro che non riflettono e mai dubitano
si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
per schivare la decisione. Le teste
le usano solo per scuoterle. Con aria grave
mettono in guardia dall'acqua i passeggeri di navi che affondano.
Sotto l'ascia dell'assassino
si chiedono se anch'egli non sia un uomo.
Dopo aver rilevato, mormorando,
che la questione non è ancora sviscerata, vanno a letto.
La loro attività consiste nell'oscillare.
Il loro motto preferito è: l'istruttoria continua.
Certo, se il dubbio lodate
non lodate però
quel dubbio che è disperazione!

Che giova poter dubitare, a colui
che non riesce a decidersi!
Può sbagliarsi ad agire
chi di motivi troppo scarsi si contenta,
ma inattivo rimane nel pericolo
chi di troppi ha bisogno.

Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perchè hai dubitato delle guide!
E dunque a chi è guidato permetti il dubbio!

Bertolt Brecht

giovedì, novembre 09, 2006

Messaggi a livello



I passaggi a livello.
A suo modo affascinanti direi. Barre vuote e diligentemente dipinte, parallele tra se, al cielo e alla terra. Segmenti limitati e limitanti. Lievitano e tracciano i tempi di passo per esseri ormai inabili a perkorrere strade non già asfaltate, nel non seguire orme tracciate, sognanti di perdersi. Krocikki binario-pneumatici tracciano forme imperfette su perkorsi imperfetti. La lokomotiva ke violenta l'auto nei suoi tempi; e ciò può starci. Nella kaotika korsa inversa al produttivismo la makkina domina la makkina, il numero sul numero, il metallo sul metallo. L'inerziale spinta "pendolare" domina l'individualismo skiavizzato del rinkasare. L'uomo oltrepassa la makkina. Esile e dinamiko nella kontrapposizione bilanciata di corpo e bici risale la koda il vekkio. Ingabbiato e automutilatosi di kollo in nome del trapuntato, goffamente giunge sull'invalikabile destino di uomo-makkina-sbarra. Una mente pensante. Il perikolo su rotaia. La legge. Guardo l'immagine graffiandola kon lo sguardo liquido della sovversione. Prekoncetto, dogma, sbarra e metallo. Istinto e okkasione. Non mi è difficile e di questo sorrido. La testa ke oltrepassa la sbarra. L'okkio ke korre lungo i binari. Vettoriali stavolta. E infallibili. La forza distruttrice della lokomotiva skiava della sua binaria previdibilità. Osservo avido il gesto "devotivo" alla struttura, irriverente nell'essenza, sakrale nel tempo cikliko della ripetizione, sinuoso nelle forme. Inklinazione: piega la bici. Flessibilità. La leggerezza del volo pedalato konnaturata in umana e solare proporzione alla massa muskolare. Un falso inkino dove il manubrio inginokkiato all'altare della makkina scivola in un limbo di novembre sotto la sbarra. Kollaborazione. Ciò ke sorresse la mano destra lo fece la sinistra. La presa passa dal manubrio al sottosella. Nessuna incertezza. Interazione. Ciò ke sorresse la bici fu sorretta da essa. Accigliato in movimenti ke poko tempo prima non kostituivano sforzo il vekkio passa la sbarra aggrappato all'aggrappato. Uomo e bici nella terra di nessuno. O della makkina. Eretto adesso, in preda di venti immobili, in flagrante di reato, sbadiglia kompunto dividendo l'apertura orale in entrambe le direzioni. 7 passi. La distanza. Ossequiosamente e legalmente imperkorribile. La morte forse? L'ombra. Nient'altro ke essa. La sovversione stessa. Ombra nell'inkinarsi al systema ke abbatteva. Impavida nei 7 passi tra il legale e l'illegale. Pura nel moto sossultorio della non fuga. Sorrido.

Log-Out

"Il tempo konta soltanto quando si ha un motivo per spenderlo. Narravo poko fa di kome abbia traskorso venti minuti fermo davanti ad un passaggio a livello. Aperto. La domanda ke mi tormentava era: -Ke mai ho da fare per non fingere di averlo trovato kiuso kome tutti gli altri giorni?-. Poi ho questa morboso fascino avverso per le abitudini..."


"Non mi allineo,
non mi adeguo,
critico ciò che gli altri adulano...
sono un perfetto ingranaggio difettoso"

(anonima umbra)

martedì, novembre 07, 2006

Non solo sciocchezze...



"Dopo aver aperto la porta con un calcio, l'alunno S. irrompe in aula con 20 min di ritardo rispetto all'inizio della lezione, puntando un tubo da disegno contro i compagni e urlando: -Chi ha chiamato l'a-Team?!- nel tripudio dei compagni di classe".

"L'alunno S. viene trovato in possesso di vari estintori per ricavarne lucro"

"L'alunno F. si presenta in classe con un ritardo improponibile sostenendo di aver fatto tale ritardo per "vento contrario".

"Durante l'ora di filosofia la classe stenta a credermi".

"L'alunno G., al termine della ricreazione, sale su un balcone adiacente la cattedra e dopo aver gridate: "Ondaaaaa energetica" emette un rutto notevole che incita la classe al delirio collettivo".

"La classe fa la ola mentre spiego!, a cura di J.Beer, Rizzoli editore, 2006.

sabato, novembre 04, 2006

Ode a Schulz




- Mi ami? - chiese lei.
- Ma certo! - rispose lui.

- Mi ami davvero? - chiese lei.

- Ma certo! - rispose lui.


- Mi ami davvero davvero? - chiese lei.

- No - rispose lui.


- Mi ami? - chiese lei.

- Ma certo! - rispose lui.

Lei non chiese più altro.

Tyto Alba



Liquida, mia, impalpabile,
notte, ombre di vetro,
candore attanaglia,
il buio, calore agghiacciante,
salita e discesa in un unico volo
contorto, rapace
perduto, accordato.

Zampette giocose,
cristalli di rosso,
artigli sinuosi.

Assorto, perso,
confine impalpabile.
Troppo pigro per prendermi
la notte che mi appartiene.
Sogni di tempi putativi
innalzano Babele d'alibi
per conchiglie cui
dar nome Utopia.

Rapace.
Ruvide stagioni
taglienti-tagliate
predando le prede
anelando
predando i predanti.
Spazio-Tempo per
predatori
perdenti
perduti
percossi.

Imprinting.
Pelli rigurgitate
stagliano implose
ai piedi del tronco.
Nessuna vittima.
Nessun rimorso.
Catene alimentari
autoalimentate
autolimitanti
cadono e colano
esanimi.
Un sorriso nel becco.

Tyto Alba

giovedì, novembre 02, 2006

Il Cielo Sopra Berlino


Dare un senso alla vita può condurre alla Follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio:
è una barca che anela al mare eppur lo teme.

To put meaning in one’s life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire—
It is a boat longing for the sea and yet afraid.

Peter Pan 5

Abbi fiducia nella vita
e non nelle ideologie;
non ascoltare i missionari
di quest’illusione o quell’altra.

Ricorda che c’è una sola cosa
affermativa, l’invenzione;
il sistema invece è caratteristico
della mancanza d’immaginazione.

Ricorda che tutto accade
a caso e che niente dura,
il che non ti vieta di fare
un disegno sul vetro appannato,

né di cantare qualche nota
semplice quando sei contento;
può darsi che sia un bel disegno,
che la canzone sia bella:

ma questo non ha certo importanza,
basta che piacciano a te.
Un giorno morrai; non fa niente,
poiché saranno gli altri ad accorgersene.

Rodolfo Wilcock

mercoledì, novembre 01, 2006

Oaxaca, ecco gli assassini


27 ottobre 2006

Brad Will, documentarista e reporter per Indymedia in New York, Bolivia e Brasile, è morto oggi per un colpo nel petto, quando aggressori a favore del governo hanno aperto il fuoco contro una barricata nel quartiere di Santa Lucía del Camino, alla periferia della città di Oaxaca, Messico. è morto con la sua videocamera in mano.



Gli assassini di Brad Will: Juan Carlos Soriano Velasco (maglietta rossa), poliziotto detto “El Chapulín”; Manuel Aguilar (giacca scura), capo del personale del municipio, e Avel (sic) Santiago Zárate (camicia rossa), dirigente della sicurezza pubblica, identificati da El Universal Foto: D.R. 2006 El Universal

Mentre parlava in un meeting pubblico dell’Altra Campagna in Buaiscobe, Sonora – avendo saputo degli eventi del giorno e ricevuto la notizia della morte di Brad – il subcomandante Marcos ha detto alla gente ed alla stampa:

”Alcuni minuti fa, ci hanno avvisato che i paramilitari del governo hanno attaccato una barricata, un bel gruppo di gente, ed hanno ammazzato almeno una persona. Quella persona che hanno ammazzato lavora nei media alternativi, come li chiamiamo noi. Cioè non sono della televisione o dei grandi giornali, ma è gente come quella che viene qui in autobus, che sta guardando la gente in basso e portando fuori la sua voce, affinché si conosca. Perché sappiamo già che alla televisione escono solo le cose dal governo e sui giornali pure. E questa persona, un compagno dell’Altra Campagna, che aveva camminato da varie parti con noi quando andavamo per lo Yucatan, stava lì, prendendo foto e filmando quello che stava succedendo e gli hanno sparato ed è morto. Sanno anche che c’è un’altra persona morta ed il governo non vuole farsi carico di ciò che ha fatto, mentre adesso quello che ci dicono è che di tutto il popolo di Oaxaca si sta mobilitando, magari con la paura, ma si stanno mobilitando per occupare le strade e per protestare contro questa nuova ingiustizia. E noi stiamo facendo un appello a tutta l’Altra Campagna a livello nazionale ed ai compagni ed alle compagne che stanno in altri paesi, affinché ci uniamo per esigere giustizia per la morte di questo nostro compagno, specialmente a tutti i media alternativi ed ai media liberi che ci sono in Messico ed in tutto il mondo”.

RACCOGLIAMO L'APPELLO ALL'AZIONE DI INDYMEDIA NEW YORK
giovedì 2 novembre
Ore 18:00
MOBILITAZIONE:
CONTRO LA REPRESSIONE AD OAXACA E IN RICORDO DI BRAD WILLS

davanti all’AMBASCIATA MESSICANA A ROMA
Via Lazzaro Spallanzani 16

Nient'altro da aggiungere.




sabato, ottobre 28, 2006

Wild Thing


Wild Thing

(Chip Taylor)

Wild thing
You make my heart sing
You make everything
Come on, wild thing

Wild thing, I think you move me
But I gotta know for sure
Come on and hold me tight
Oh you move me

Wild thing
You make my heart sing
You make everything
Come on, wild thing

Wild thing, I think I need you
But I gotta know for sure
Come on and squeeze me tight
Oh I need it

Wild thing
You make my heart sing
You make everything
Come on, wild thing

venerdì, ottobre 27, 2006

Nessuna domanda. Nessuna spiegazione.




Non dimentiko.

Ma lo reputo inutile. Nient'altro ke un kontorsionismo di piacere rabbioso, devoto all'orgoglio e ad una irrequietezza karnale.
Non importa l'akkaduto. Ha poka rilevanza anke l'akkadente.
Non servono kolpevoli, mandanti, metodologia e arma del delitto.
Non serve bannare, non serve gonfiare i muskoli prepotenti di un dito.
Non servono spiegazioni perkè non esiste nessuna vittima.
Una porta kiusa non è niente in sè.
Dipende in ke direzione hai rivolte faccia e idee.
Un karcerato ke sente kiudersi le gabbie dietro sorride.
I sekondini resteranno gli unici prigionieri.

Questa tuttavia era una festa. La gran festa della bugia, dell'ipokrisia, del dato di fatto inkontrovertibile perkè non dimostrabile. Un'orgia ordinata di sapori dove distinguere il fiele dal nettare diventa troppo komplesso. Una pratika iperteknika ed estremamente metodologika.
Una festa in kui mi sono sempre trovato bene. Troppo stupido e arrogante il kontorno per non potermi fingere giullare ed esserne karnefice.
Fintanto ke parakulanti e infami magliette kon skritto -Sekurity- hanno fatto -tremare- kon un klik un ip -sovversivo-.
Nessun korpo.
Questo non è un epitaffio.
PeterPam_26 è skomparso sekondo kopione. Non è morto.

Ne skrivo adesso il finale, (s)vestito dei medesimi panni su una qualke Playa Zicatela kon altri sorrisi troppo svegli per farsi bannare a Parigi o in qualsiasi altra Loggia del Niente.

Ne skrivo il finale perso nel suo stesso sorriso askoltando una voce ke non c'è più:

-Forse Allende ha sognato troppo?-.
-Non si sogna mai troppo-.
-Non si può fare politica e poesia allo stesso tempo- postillò lei.
-Al contrario. E' imprescindibile fare poesia e politica. Quando un rivoluzionario non è un poeta finisce per essere un dittatore e un burocrate, un traditore dei propri sogni-.

Dittatori, burokrati, censori, ordinati ordinanti del niente, portaborse, infami, ruffiani, qualunquisti per noia o kromosoma, inutili, materialisti, moralisti, buonisti e -rigidi tolleranti-.
Non avete molto da sorridere. Tronfi nella vostra poltrona imbottita di -potere-. Il potere non è vostro. Siete semplici detentori temporanei. Servi dei servi dei servi, anestetizzati e ripiegati.
Kolli troppo flaccidi per non mantenere evidente il morso ke vi markia kome kapi di una mandria ke si ordina da sola. Dove non servono più i kani a riportare ordini. Il simile sul simile.
Stato semivegetativo per korpi-makkina al servizio del systema.
Matrix è qui.
Voi siete morti.

Non potete avermi.

Giokando ankora kon ciò ke non mi toglieranno mai.
Qui, fuori, ovunque.
Abbatti il Systema.
K.

Nessun rimpianto.

Un sorriso a koloro kui PeterPam ha voluto bene. A ognuno a suo modo. Ad ognuno un sorriso. A ciaskuno diverso.

Mattia

giovedì, ottobre 26, 2006

Ognuno diverso. Mai lo stesso. Sorriso.


Wish You Were Here


Allora, pensi di saper distinguere
il paradiso dall'inferno?
I cieli azzurri dal dolore?
Sai distinguere un campo verde
da una fredda rotaia d'acciaio?
Un sorriso da un pretesto?
Pensi di saperli distinguere?
E ti hanno portata a barattare
i tuoi eroi fantasmi?
Ceneri calde con gli alberi?
Aria calda con brezza fresca?
Un caldo benessere con un cambiamento?
e hai scambiato un ruolo di comparsa nella guerra
con il ruolo di protagonista
in una battaglia?
Come vorrei, come vorrei che fossi qui
Siamo solo due anime sperdute
Che nuotano in una boccia di pesci
Anno dopo anno
Corriamo sullo stesso vecchio terreno
E cosa abbiamo trovato?
Le solite vecchie paure
Vorrei che fossi qui

mercoledì, ottobre 25, 2006

Rhyme of the Youngest Mariner


Da -Rhyme of the Ancient Mariner-

S. T. Coleridge

All in hot and copper sky,

The bloody Sun, at noon,

Right up above the mast did stand,

No bigger than the Moon.

Solitario in un soffocante cielo di rame,

il sole sanguigno, non più grande della luna,

si vedeva a mezzogiorno pender

diritto sull’albero maestro.

Day after day, day after day,

We stuck, nor breath nor motion;

As idle as a painted ship

Upon a painted ocean.

Per giorni e giorni di seguito,

restammo come impietriti,

non un alito, non un moto;

inerti come una nave dipinta

sopra un oceano dipinto.

Water, water, everywhere,

And all the boards did shrick;

Water, water, everywhere,

Nor any drop to drink.

Acqua, acqua da tutte le parti;

e l’intavolato della nave

si contraeva per l’eccessivo calore;

acqua, acqua da tutte le parti;

e non una goccia da bere!



And every tongue, through utter drought,

Was withered at the root;

We could not speak, no more than if

We had been chocked with soot.



Ohimè! che sguardi terribili

mi gettavano, giovani e vecchi!

In luogo di croce,

mi fu appeso al collo

l’Albatro che avevo ucciso.


Note al testo:

Di qualsiasi kosa si tratti sono kontro. Sovvertire l'ovvio.

Prigionieri o meno delle nostre parole.

E di quelle altrui.

martedì, ottobre 24, 2006

Effetti



L'emozione del sovvertire.

L'istante.


La leggerezza.

sabato, ottobre 21, 2006

Non è un Salto


Il balzo.

Suadente e tondo
nell'apparenza tronfia
dell'immaginazione.



Skrikkiolante e inflessibile
nei teknicismi
morfologici e misurativi.

Affranto.
Nel dinamismo sterile
della korsa al limite umano.

Vinto.
In ogni timido
tentativo
del ripetersi migliorandosi.

Il salto non è altro
ke un volo.
Tra le parentesi
akkordate
di inizio e fine.

Perdersi in quell'istante
dove non esiste
kontatto.
Labbra liquide
in un sussurro
di panno verde.

Ke rilevanza ha il -per quanto-?
Non è un salto. E' un volo.

venerdì, ottobre 20, 2006

Perdendosi



Non hanno rilevanza le Gocce.
Non ha rilevanza la Foglia.

Perdersi nei gioki della goccia kon la foglia.
Questo sì, è piacevole.

giovedì, ottobre 19, 2006

martedì, ottobre 17, 2006

Peter Pan 4


I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai "pum" e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.
C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Bertold Brecht

venerdì, ottobre 13, 2006

Dardi Mnemonici, Reminescenze o Reinkarnazione?

Da -Benedizione-
I Fiori del male
Baudelaire


Tuttavia, assistito da un Angelo invisibile,

il figlio ripudiato s'inebbria di sole,

e in tutto quel che beve e che mangia

trova ambrosia e nettare vermiglio.


Gioca col vento, discorre con la nuvola,

s'ubbriaca, cantando, del Calvario;

e lo Spirito che lo segue nel suo pellegrinaggio,

piange al vederlo gaio come uccello di bosco.


Tutti coloro che egli vuole amare

l'osservano intimoriti o,

rassicurati dalla sua tranquillità,

fanno a gara a chi gli caverà un sospiro,

sperimentando su di lui la propria ferocia.

giovedì, ottobre 12, 2006

Kreandosi


Mi disserò: esiste un kreato ed esiste un kreatore.
Sorrisi.

Mi invokarono: rispetta il kreato per amare il kreatore.
Lo feci.

Mi intimarono: prega il kreatore ke protegga il kreato.
Non lo feci.

Mi ammonirono: il kreatore ti guarda.
Lo sentìì.

Mi attakkarono: -Ma ki ti kredi di essere?-
Sorrisi. Mentre kreavo.
Anke me stesso.

mercoledì, ottobre 11, 2006

In(de)terminato


Un Volo.
Un Cielo.
Un Reietto.
Un Sogno. Un Sogno per Reietti. Reietto per sognare.
Sogno Reietto.

La Solitudine.
Un Cielo.
La Pienezza.
Il Vuoto. La pienezza totalizzante del Vuoto.

Voli pindarici, kosternati e kosternanti; evoluzioni e rivoluzioni.
Digressioni, approfondimenti superficiali per superfici profonde.
La Kaduta. Il Tempo. Lo Spazio.
La Resurrezione.

La Materia e l'Antimateria.
Il razionale e il percepibile.

martedì, ottobre 10, 2006

Pre-Romanticismo


The Rhyme of the Ancient Mariner

The ice was here, the ice was there,
The ice was all around:
It cracked and growled, and roared and howled,
Like noises in a swound!

At length did cross and Albatross,
Thorough the fog it came;
As if it had been a Christian soul,
We hailed it in God's name.

Note al testo per quanti abbiano sentito il bisogno di interpretarmi.
Le kose non sono ma appaiono.
Le parole mentono.
Ed ogni bugia è un soffio di verità nel palmo della sensazione.

Non ha senso pesare.

lunedì, ottobre 09, 2006

Venti (plur. masc.)

SAPRAI CHE NON T'AMO E CHE T'AMO



Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.



Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.



T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.


Pablo Neruda

sabato, ottobre 07, 2006

Nuvola


Da: Rikordo di Marie


«Ed anche il bacio avrei dimenticato
Senza la nube e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall’alto.
Forse i susini fioriscono ancora
E quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.»

Brecht

Escuela


Escuela Primaria Rebelde.


Unika nel suo genere.

Non serve entrarvi per imparare.


Un alunno.






mercoledì, ottobre 04, 2006

Data-Tempo-Dato



«Al futuro o al passato,
a un tempo in cui il pensiero è libero,
quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli...
a un tempo in cui esiste la verità
e quel che è fatto non può essere disfatto.

Dall'età del livellamento,
dall'età della solitudine,
dall'età del Grande Fratello,
dall'età del Bipensiero...

tanti saluti!»

Winston Smith

martedì, ottobre 03, 2006

Orologi ad acqua


GLI ANTICHI OROLOGI CINESI AD ACQUA

Nella Cina antica v'erano tre tipi di orologio ad acqua, tutti basati sul principio per il quale lo scorrere del tempo era commisurato al tempo di deflusso dell'acqua. Il primo, e più antico, era l'orologio ad acqua con freccia a immersione, costituito da un recipiente colmo d'acqua e provvisto di un foro di deflusso sul fondo; si definiva come unità di tempo il tempo necessario affinché tutta l'acqua contenuta nel recipiente fuoriuscisse. Per ottenere misure temporali più dettagliate, si pose un blocco di legno sulla superficie dell'acqua e si fissò a esso un regolo graduato, chiamato ‘freccia'; osservando la discesa della freccia rispetto all'iniziale livello dell'acqua si poteva determinare in modo accurato un intervallo di tempo anche relativamente piccolo rispetto alla detta unità di misura, che si potrebbe chiamare la 'portata' dell'orologio. Il secondo tipo era l'orologio ad acqua con freccia galleggiante. L'orologio descritto precedentemente aveva un grave inconveniente, costituito dal fatto che l'acqua non fuoriesce dal recipiente a velocità costante, poiché la pressione diminuisce gradualmente al diminuire del livello dell'acqua; conseguentemente, nemmeno la freccia scende a velocità costante. L'inconveniente fu eliminato raccogliendo un flusso costante di acqua in un recipiente e ponendo il blocco con la freccia a galleggiare sulla superficie dell'acqua, il cui livello cresce con regolarità nel tempo. Questo tipo di orologio ad acqua fu inventato al più tardi durante la dinastia Han posteriore (25-220). Per assicurare un flusso sufficiente e abbastanza uniforme di acqua nel recipiente, e per assicurare un livello costante nel recipiente da cui l'acqua proveniva, in modo da mantenere costante la pressione dell'acqua, fu introdotto l'orologio ad acqua a più recipienti (fig. 1).




Il terzo tipo era l'orologio ad acqua a bilancia, inventato nel V sec. dal taoista Li Lan. Si trattava di una stadera a un'estremità dell'asta della quale era appeso un recipiente che riceveva un flusso costante di acqua; l'intervallo di tempo durante il quale il recipiente riceveva 1 jin (220-250 g) d'acqua era definito 1 ke (la centesima parte di un giorno, cioè 14,40 minuti); l'asta della stadera era provvista di tacche che consentivano di esprimere il tempo in varie unità di misura. Questo orologio era dieci volte più accurato di quello ad acqua con la freccia galleggiante; inoltre, all'estremità dell'asta era fissato un dispositivo di protezione, in modo che l'asta stessa non potesse salire o abbassarsi troppo. L'orologio ad acqua a bilancia fu usato dalla guardia d'onore durante un viaggio dell'imperatore. Per adattare il dispositivo ai sobbalzi sulla strada, l'orologio era dotato di diversi recipienti, sia grandi sia piccoli; quelli grandi erano pieni d'acqua, sulla cui superficie galleggiava un anello circolare di legno; i recipienti piccoli, con una certa quantità d'acqua, galleggiavano all'interno dei recipienti più grandi e le loro aperture galleggiavano all'interno dell'anello di legno; l'acqua passava attraverso un sifone dai recipienti più piccoli al recipiente appeso all'estremità della stadera; l'acqua all'interno dei recipienti piccoli era aggiunta manualmente (Li Zhichao 1997; fig. 2). La progettazione di questo tipo di orologi raggiunse il massimo livello di raffinatezza durante le dinastie Tang (618-907) e Song (960-1279). Il sifone era stato inventato originariamente come strumento per l'irrigazione dei campi, e furono gli astronomi a introdurlo nell'orologio ad acqua; dalla documentazione disponibile, sembra che il citato Li Lan sia stato il primo a usare il sifone in questo modo. In precedenza, l'acqua fuoriusciva mediante un tubo fissato al fondo del recipiente, e si trattava di un sistema piuttosto complicato, che, tra l'altro, richiedeva un recipiente dotato di particolari accorgimenti costruttivi; con l'introduzione del sifone fu possibile sostituire questo tipo particolare di recipiente con uno qualunque.




sabato, settembre 30, 2006

Aria & Acqua

Vorrei vedere il silenzio.

Abbracciare lucido e tondo

una pagina che non ha più bisogno

di essere riempita.

Vorrei scaldare quel silenzio.

Con la sciarpa bucata dai morsi,

con gli angoli persi di ciò che mi veste.

Col bagliore assorbente di ciò

di cui vorrei spogliarti.

Vorrei non vedere il dolore colarti dalle dita,

incastrarsi tra i tasti,

disegnando forme morbide sulla carta.

Non vederti accarezzarle

infelicemente compiaciuta

della loro perfezione.

Vorrei toccare il suono

liquido delle tue lacrime;

ancora abbaglianti e sinuose

ma non più immobili.

Scivolarti nel palmo

ricolmo di troppe conchiglie

per non perderti nelle loro pieghe.

Vorrei toccare quei cristalli

chi ti ostini a chiamare ghiaccio

affinché tu potessi sentire

le mie mani ancora calde.

Vorrei tu potessi essermi accanto

per sorridere delle onde

che giocano con i tuoi contorni

sul confine dell'acqua

ogni volta che tenti di annegare.

Vorrei poterti dare ancora

il peso effimero del sogno

per riscoprire che il volo

affatica più della caduta

ma bacia gli angoli della bocca

fino a farti sorridere.

Posso solo questo invece.

Abbracciando in quel sorriso

ogni onda,

fino ad una sponda

che non c'è.


Peter Pan

giovedì, settembre 28, 2006

Stadere e Pratike


Impieghiamo anni scegliendo parsimoniosamente piatti e tara.

Ungiamo i mekkanismi, kontrolliamo le giunture.

Spesso finiamo persino nel perderci in pratike maniakali lucidandone i pesi.


Eppure il bilanciare non è un'arte ma una kondanna.


La necessità di komprendere la misura finisce per essere la prima deriva razionale.

Pesare diventa il -sakro rito- della komprensione.

Non voglio farne parte.

Avere un peso signifika non sedersi su quella maledetta stadera.

Tornio Subito

Il Poeta Operaio

Gridano al poeta:

"Davanti a un tornio ti vorremmo vedere!

Cosa sono i versi?

Parole inutili!

Certo che per lavorare fai il sordo"

A noi,

forse,

il lavoro

più d'ogni altra occupazione sta a cuore.

Sono anch'io una fabbrica.

E se mi mancano le ciminiere,

forse,

senza di esse, ci vuole ancora più coraggio.

Lo so:

voi non amate le frasi oziose.

Quando tagliate del legno, è per farne dei ciocchi.

E noi,

non siamo forse degli ebanisti?

Il legno delle teste dure noi tagliamo.

Certo,

la pesca è cosa rispettabile.

Tirare le reti,

e nelle reti storioni forse!

Ma il lavoro del poeta non è da meno:

è pesca d'uomini, non di pesci.

Fatica enorme è bruciare gli altiforni,

temprare i metalli sibilanti.

Ma chi

oserà chiamarci pigri?

Noi limiamo i cervelli con la nostra lingua affilata.

Chi è superiore: il poeta

o il tecnico

che porta

gli uomini a vantaggi pratici?

Sono uguali.

I cuori sono anche motori.

L'anima è un'abile forza motrice.

Siamo uguali.

Compagni d'una massa operaia.

Proletari di corpo e di spirito.

Soltanto uniti

abbelliremo l'universo,

l'avvieremo a tempo di marcia.

Contro la marea di parole innalziamo una diga.

All'opera!

Al lavoro nuovo e vivo!

E gli oziosi oratori,

al mulino!

Ai mugnai!

Che l'acqua dei loro discorsi faccia girare le macine.


Vladimir Majakovskij