venerdì, marzo 27, 2009

Traiettorie Temporali


Per anni avevo dimentikato la statika frenesia skomoda del pendolariato. Il buongiorno "brioso" dell'edikolante aggrappato alla balaustra, il grakkio dell'obliteratrice, l'imbevibilità del kaffè della stazione. La kondanna agli inkontri da -ma quanto sarà passato?- ke ogni attesa al binario impone.
Non ke ne sentissi la mankanza, non ke inizi a viverne l'assuefazione. Ma c'è un qualke piacere perverso ke si snoda nella kontemplazione del parko d'ambientazione metaferroviaria. Un romanticismo retrò insidiato dall'indecenza del kollasso del senso estetiko, ormai spoglio di qualsiasi alibi neorealista, ke mi si koncede alla vista in tutto il suo squallore. E' vero. Ma al kontempo profetizza nuove dimensioni di pensiero, kornice inspiegabilmente apposita per flussi di koscienza in dissonante e perfetto orario.
Kapita kosì ke, kontinuando a lottare kon le battagliere pagine del manifesto (pikkola digressione: è dalla prima adolescenza ke kontinuo a kiedermi quale prodigio tekniko permetta ai pendolari ultra50enni di riportare a kasa il korriere della sera letto e ankora perfettamente piegato), riuscendo per qualke minuto ad avere la meglio su di loro, legga queste righe:

"Una volta il giovane Werner Heisenberg andò a fare un'escursione con Niels Bohr. Quello che segue è il racconto di ciò che Bohr disse quando giunsero al castello di Kronberg: «Non è strano come cambia questo castello appena immaginiamo che Amleto ha vissuto qui? Come scienziati, pensiamo che un castello sia fatto solo di pietre, e ammiriamo il modo in cui l'architetto le ha messe insieme. Le pietre, il tetto con il suo verde, le incisioni in legno della chiesa: tutto questo costituisce il castello. Nulla di tutto ciò può essere cambiato dal fatto che Amleto vivesse in questo luogo - eppure tutto è diverso. All'improvviso, le mura e i bastioni parlano una lingua diversa... Eppure, tutto quello che sappiamo di Amleto è che il suo nome compare in una cronaca del XIII secolo... Ma tutti conoscono le grandi questioni che Shakespeare gli mise in bocca, gli abissi umani che avrebbe rivelato, e dunque anche lui doveva trovare un posto su questa terra - qui a Kronberg». ("Traiettorie Temporali", Ilya Progogine, Il Manifesto).

E kosì kambia il senso di ciò ke si legge, kome adesso leggo . Il trasporto dei miei pensieri su binari koncentrici ke riportano tutto alla sola presenza ke resta kostante nei giorni ke passano. Se la percezione dello skritto appartiene alla dimensione umanista, ke approccia da sempre di maskone le sponde della mia notoria personalità molteplice, adesso entra tuttavia in ballo la reminescenza scientifika d'indubbia kromosomika materna.

Non ho mai lasciato posto nella mia vita alle rivelazioni. L'alone mistiko a kui avevo sempre deciso di relegarle, il rifiuto della perdita di kontrollo, la devota ricerka dell'autarkia del sentimento. Non kredo neppure di aver mai rikondotto tutto questo ad una vera e propria abitudine o predisposizione, stigmatizzandola kome una vokazione semmai, inevitabile e kongenita. Predestinata soprattutto. La mia evokata intokkabilità, ossequisamente sublimata dalla ritualità antisociale, mi avrebbe dovuto render impermeabile al mondo; ed io a lui. Ovattando le vibrazioni, dissuadendo le leggi fisike dell'osmotika dal perpretrare l'influsso vicendevole fino al reiquilibrio della koncentrazione emotiva.

Akkade poi ke i propositi sian destinati a fallire e ke tu ti skopra a giore dell'inkompiuto, del desiderio inatteso perkè del Desiderio ha finito per esser gabbia. Kome adesso mi akkade: "Non è strano come cambia questo castello appena immaginiamo che Amleto ha vissuto qui?". E allora non posso far a meno di abbandonarmi ai miei "non più". Non son più gli stessi gli spazi ke mi cirkondano nè le strade ke non son mai kambiate. Le terrazze affacciate su mari identici, le parole perkorse, le attese e le disattese. Non più la stessa è la paura. Diverso il -solito- e lo skandito, il senso del buongiorno, la devozione agl'orari nell'attesa di dimentikarli. Non più le stesse le skarpe, nè i kofani delle auto, i cimiteri notturni. Neppure i sukki di frutta. Non son più gli stessi i progetti e i programmi, spogliati del timore reverenziale, skagionati dalla kondanna al prevedibile. Diverso ogni passo, ke in ogni passo suona solo e cerka l'eko. Non più uguale è lo skandire del tempo: metodiko e pieno, senza soluzione di kontinuità, in sbalzi d'assenza e ricerka. Diverso è quello ke voglio e diverso è il mio saper volere. E diverso son Io.

"All'improvviso, le mura e i bastioni parlano una lingua diversa...".
Tutto per un Poeta Inglese.

sabato, marzo 21, 2009

Working Vibes Night (PensieroFisso)

"Alla luce de lu sule ca se videnu le cose...
alla luce de lu sule ca iou sacciu ragionare
alla luce de lu sule sacciu buenu ci aggiu fare
alla luce de lu sule portu rispettu e amore...

Portu rispettu pe ogne forma de espressione
per chi sopra il trono...mette la passione
gestendo questa esigenza comu sangu allu core
me dae n'emozione comu na stria per ca stae a nascire,

comu na mamma ca stae a guardare
ca pe la vita soa ogne giurnu stae a sperare
reggae reggae reggae vibrazione principale
io cerco la radice che lega il sole al mare.

Alla luce de lu sule ca se videnu le cose...
alla luce de lu sule ca iou sacciu ragionare
alla luce de lu sule sacciu buenu ci aggiu fare
alla luce de lu sule portu rispettu e amore...

Pensa un po' alla gente e a quello che non sa
che porta luce dentro anche se c'è oscurità,
pensa a una montagna senza solidità,chissà
se ogni certezza che ho si sgretolerà,
solo il fuoco nel cielo porta varietà
per riscoprire la terra e tutti i colori che ha,
è il pensiero mio e di tutta l'umanità,
che senza il sole niente crescerà.
Tutto quanto è più chiaro,
ogni giorno imparo,
che la gioia non si ottiene col potere e il denaro,
il valore più caro è avere un itinerario,
un percorso che va dritto quando tutto è al contrario.
E' la luce de lu sule
che mette in mostra la bellezza della natura.
E' la luce de lu sule "
che un giorno scalderà nel freddo della paura."

domenica, marzo 08, 2009

La Parola Che Voglio Dire

"La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai cercato di dire.
È quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti. Ma come posso con una sola parola esprimerli tutti? Tutte le volte che cerco di dirla non mi viene mai e quando cerco di pianificarla essa sfugge sempre ai miei piani e alla mia lingua. Io cerco di essere un cantante che canta senza vocabolario, e un poeta non appesantito da scaffali di libri. Eppure la mia biblioteca è già abbastanza affollata, e molte altre parole estranee, provenienti da altre bocche, sono qui, pronte per me per andarci a letto e per giocarci, ma per quanto mi è possibile cerco di evitare questi libri e di dire le mie parole con le mie due mani libere. La parola che voglio dire è qui, vicina, sciolta e pronta sulle mie labbra e sulla punta della lingua, ma raramente viene fuori, è una specie di anguilla che sguscia tra le maglie della rete prima che io possa stringerla e tirarla su. So ciò che la mia parola significa. So ciò che dice. Conosco il suo peso e le sue misure, il suo nome, l’etichetta e il marchio di fabbrica. Conosco la sua forma e la sua superficie, la sua casa, la sua famiglia, il suo gusto, il suo odore e il tocco della sua pelle. Conosco la mia parola non detta meglio di quanto lei conosca me, nella stessa maniera in cui conosco voi meglio di quanto voi non possiate mai conoscere me. (...) Non si tratta di una parola segreta o di una formula magica. Nessuna parola è un segreto. Nessuna parola è magia. Nessuna parola è nasco­sta. Io questa parola la seguo da tanti anni, l’ho seguita intorno alla casa dove sono nato. Ho lasciato che lei mi prendesse per un dito e mi conducesse fuori dove i fiocchi di neve soffiavano tra i cespugli."

Woody Guthrie