domenica, novembre 29, 2009

God Bless Christmas

Poi arrivano le feste.
Mi affaccio da questo terrazzo da cui il mondo sembra ancora più piccolo, imbottigliato in bordolesi anonime incollate ad etichette seriali.
Chi si concede sobriamente al dono dell'ipocrisia scava nelle radici culturali.
Chi deve ancora mettersi in gioco coltiva un rifiuto polveroso delle feste.

Ma se sei un libraio ti domandi se dio non esista davvero ad ogni chiusura di cassa.

"Da un punto di vista commerciale, se il Natale non esistesse bisognerebbe inventarlo."

Katharine Whitehorn

martedì, settembre 22, 2009

A gift that you give to me

No One Knows


We get some rules to follow
That and this
These and those
No one knows

We get these pills to swallow
How they stick
In your throat
Tastes like gold

Oh, what you do to me
No one knows

And I realize you’re mine
Indeed a fool of mine
And I realize you’re mine
Indeed a fool of mine
Ahh

I journey through the desert
Of the mind
With no hope
I found low

I drift along the ocean
Dead lifeboats in the sun
And come undone

Pleasently caving in
I come undone

And I realize you’re mine
Indeed a fool of mine
And I realize you’re mine
Indeed a fool and mine
Ahhh

Heaven smiles above me
What a gift there below
But no one knows

A gift that you give to me
No one knows

Queens Of The Stone Age

sabato, settembre 19, 2009

Bubbubbù


"Non ama colui al quale i difetti della persona amata non appaiono virtù"

J.W.v.G.


L'ho imparato con Te.

giovedì, agosto 06, 2009

L'Impossibile non è per Sempre


TROVEREMO LA MANIERA


"Troveremo la maniera
di aprirci strade di silenzio
con selciati di cera e lune di perla
per attendere con il cappio pronto
la nera solitudine, quando viene.
Troveremo la maniera
di continuare a giocare anche nell’evidenza
trascinante, impalpabile,
rumorosissima e terribile
della guerra.
Troveremo la maniera
di trasformare in oro i momenti semplici,
adulare il tempo perchè ci aspetti,
piangere nel buio quando diventiamo
una persona sola.
Troveremo la maniera
di interpretarci negli occhi costellazioni,
di riconoscere odori di altre vite
e pensieri che abbiamo già fatto
sotto nevi perenni o lune di pietra.
Troveremo la maniera
di raccogliere in fiori e conchiglie
- e farne monili per le donne tradite,
e farne gioielli per bimbi e sirene, -
tutte le volte in cui mi salvi la vita.
E non ci sarà più un tunnel
nel mio cuore
dove possa rifugiarsi un singolo fantasma.
E non ci sarà la mano tetra
del freddo
ad esortarmi ad andare a morire da sola.
Perchè troveremo la maniera
di abitare terre in bilico
di liberare i sogni in ostaggio
e di redimere quelli che dicevano
che non si poteva."

Sonia Serravalli
16 Luglio 2003

martedì, maggio 05, 2009

Martin Matz – “Sotto l’influsso di Mozart”

No, non è mia. E ankora non me ne faccio una ragione.

Ritmi misteriosi
palpano l’atlante del mio cuore
dove ho vagato per molte mezzenotti
attraverso un giardino
di clavicembali arancione e fagotti d’argento
sono il vagabondo perpetuo
il viaggiatore insaziabile
il nomade mistico
per sempre in movimento
verso qualche strano orizzonte
di dimensioni sconvolte
e sogni caotici
sono lo stregone chimerico
l’incantatore danzante
l’imperatore contorto
il clown a testa in giù
il folle che puzza di pazzia
e del sudore del tempo
sono il grande avventuriero
il viaggiatore magico
l’esploratore eterno
intrappolato
oltre l’ultimo orlo
dove gli unicorni cantano
e il cielo ronzante di limone
è solo un’altra guida inutile
verso paesaggi inesplorati
di pietre angolari e sorrisi inscrutabili
ciò che dicono non ha verità
gerundi e giullari
lanciati dalla luna
non un’anima canta lassù
nessuno piange
nessun sogno demoniaco
nei denti di pianeti di ambra
che splendono su oceani imprevedibili di squali leggendari
che sbattono le loro code di alabastro
contro le stelle
un silenzio di ossidiana scende risuonando
il ricamo erode la giada
un vento di ananas
segue i percorsi
di un settembre ferito
verso quel luogo
dove un vecchio
ripieno di sussurri di avorio
se ne sta sotto un lampione dimenticato
e annuisce all’inverno
sono perduto
la mia gola brucia
la mia bocca è piena zeppa
di polvere di specchi infuocati
e nuvole piagnucolanti.
sono avido
di ore
di minuti
di secondi
di frazioni di parti
mi perderò
in una foresta di gardenie ululanti
e orologi fossilizzati
dove pesci alchemici
batteranno il tempo giusto
mentre l’eternità si raddoppia
senza ripetersi
nelle sonate interrotte dell’alba.

Non esiste un -Grazie-.

Esiste soltanto ciò ke adesso so ke mai non avrebbe potuto non essere.



sabato, aprile 18, 2009

Del Senso degli Amici

"Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito, ma quando lo stronzo indica qualcosa, il saggio gli mostra il dito.
Per dire che non sempre chi cerca di distrarti lo fa per il tuo male e non sempre chi cerca di concentrarti lo fa per il tuo bene."

Dando un senso al mio intermittente rifiuto dell'antisociale. Kon buona pace di Seneca e dell'animale sociale.
Non lo sono, per quanto stenti a poter obbiettare sull'"animale".
Tuttavia è bello akkorgersi ke, nonstante tutto, là fuori ci sia ankora qualkosa ke vale la pena askoltare.

venerdì, marzo 27, 2009

Traiettorie Temporali


Per anni avevo dimentikato la statika frenesia skomoda del pendolariato. Il buongiorno "brioso" dell'edikolante aggrappato alla balaustra, il grakkio dell'obliteratrice, l'imbevibilità del kaffè della stazione. La kondanna agli inkontri da -ma quanto sarà passato?- ke ogni attesa al binario impone.
Non ke ne sentissi la mankanza, non ke inizi a viverne l'assuefazione. Ma c'è un qualke piacere perverso ke si snoda nella kontemplazione del parko d'ambientazione metaferroviaria. Un romanticismo retrò insidiato dall'indecenza del kollasso del senso estetiko, ormai spoglio di qualsiasi alibi neorealista, ke mi si koncede alla vista in tutto il suo squallore. E' vero. Ma al kontempo profetizza nuove dimensioni di pensiero, kornice inspiegabilmente apposita per flussi di koscienza in dissonante e perfetto orario.
Kapita kosì ke, kontinuando a lottare kon le battagliere pagine del manifesto (pikkola digressione: è dalla prima adolescenza ke kontinuo a kiedermi quale prodigio tekniko permetta ai pendolari ultra50enni di riportare a kasa il korriere della sera letto e ankora perfettamente piegato), riuscendo per qualke minuto ad avere la meglio su di loro, legga queste righe:

"Una volta il giovane Werner Heisenberg andò a fare un'escursione con Niels Bohr. Quello che segue è il racconto di ciò che Bohr disse quando giunsero al castello di Kronberg: «Non è strano come cambia questo castello appena immaginiamo che Amleto ha vissuto qui? Come scienziati, pensiamo che un castello sia fatto solo di pietre, e ammiriamo il modo in cui l'architetto le ha messe insieme. Le pietre, il tetto con il suo verde, le incisioni in legno della chiesa: tutto questo costituisce il castello. Nulla di tutto ciò può essere cambiato dal fatto che Amleto vivesse in questo luogo - eppure tutto è diverso. All'improvviso, le mura e i bastioni parlano una lingua diversa... Eppure, tutto quello che sappiamo di Amleto è che il suo nome compare in una cronaca del XIII secolo... Ma tutti conoscono le grandi questioni che Shakespeare gli mise in bocca, gli abissi umani che avrebbe rivelato, e dunque anche lui doveva trovare un posto su questa terra - qui a Kronberg». ("Traiettorie Temporali", Ilya Progogine, Il Manifesto).

E kosì kambia il senso di ciò ke si legge, kome adesso leggo . Il trasporto dei miei pensieri su binari koncentrici ke riportano tutto alla sola presenza ke resta kostante nei giorni ke passano. Se la percezione dello skritto appartiene alla dimensione umanista, ke approccia da sempre di maskone le sponde della mia notoria personalità molteplice, adesso entra tuttavia in ballo la reminescenza scientifika d'indubbia kromosomika materna.

Non ho mai lasciato posto nella mia vita alle rivelazioni. L'alone mistiko a kui avevo sempre deciso di relegarle, il rifiuto della perdita di kontrollo, la devota ricerka dell'autarkia del sentimento. Non kredo neppure di aver mai rikondotto tutto questo ad una vera e propria abitudine o predisposizione, stigmatizzandola kome una vokazione semmai, inevitabile e kongenita. Predestinata soprattutto. La mia evokata intokkabilità, ossequisamente sublimata dalla ritualità antisociale, mi avrebbe dovuto render impermeabile al mondo; ed io a lui. Ovattando le vibrazioni, dissuadendo le leggi fisike dell'osmotika dal perpretrare l'influsso vicendevole fino al reiquilibrio della koncentrazione emotiva.

Akkade poi ke i propositi sian destinati a fallire e ke tu ti skopra a giore dell'inkompiuto, del desiderio inatteso perkè del Desiderio ha finito per esser gabbia. Kome adesso mi akkade: "Non è strano come cambia questo castello appena immaginiamo che Amleto ha vissuto qui?". E allora non posso far a meno di abbandonarmi ai miei "non più". Non son più gli stessi gli spazi ke mi cirkondano nè le strade ke non son mai kambiate. Le terrazze affacciate su mari identici, le parole perkorse, le attese e le disattese. Non più la stessa è la paura. Diverso il -solito- e lo skandito, il senso del buongiorno, la devozione agl'orari nell'attesa di dimentikarli. Non più le stesse le skarpe, nè i kofani delle auto, i cimiteri notturni. Neppure i sukki di frutta. Non son più gli stessi i progetti e i programmi, spogliati del timore reverenziale, skagionati dalla kondanna al prevedibile. Diverso ogni passo, ke in ogni passo suona solo e cerka l'eko. Non più uguale è lo skandire del tempo: metodiko e pieno, senza soluzione di kontinuità, in sbalzi d'assenza e ricerka. Diverso è quello ke voglio e diverso è il mio saper volere. E diverso son Io.

"All'improvviso, le mura e i bastioni parlano una lingua diversa...".
Tutto per un Poeta Inglese.

sabato, marzo 21, 2009

Working Vibes Night (PensieroFisso)

"Alla luce de lu sule ca se videnu le cose...
alla luce de lu sule ca iou sacciu ragionare
alla luce de lu sule sacciu buenu ci aggiu fare
alla luce de lu sule portu rispettu e amore...

Portu rispettu pe ogne forma de espressione
per chi sopra il trono...mette la passione
gestendo questa esigenza comu sangu allu core
me dae n'emozione comu na stria per ca stae a nascire,

comu na mamma ca stae a guardare
ca pe la vita soa ogne giurnu stae a sperare
reggae reggae reggae vibrazione principale
io cerco la radice che lega il sole al mare.

Alla luce de lu sule ca se videnu le cose...
alla luce de lu sule ca iou sacciu ragionare
alla luce de lu sule sacciu buenu ci aggiu fare
alla luce de lu sule portu rispettu e amore...

Pensa un po' alla gente e a quello che non sa
che porta luce dentro anche se c'è oscurità,
pensa a una montagna senza solidità,chissà
se ogni certezza che ho si sgretolerà,
solo il fuoco nel cielo porta varietà
per riscoprire la terra e tutti i colori che ha,
è il pensiero mio e di tutta l'umanità,
che senza il sole niente crescerà.
Tutto quanto è più chiaro,
ogni giorno imparo,
che la gioia non si ottiene col potere e il denaro,
il valore più caro è avere un itinerario,
un percorso che va dritto quando tutto è al contrario.
E' la luce de lu sule
che mette in mostra la bellezza della natura.
E' la luce de lu sule "
che un giorno scalderà nel freddo della paura."

domenica, marzo 08, 2009

La Parola Che Voglio Dire

"La parola che voglio dire è facile a dirsi, eppure è la parola più difficile che io abbia mai cercato di dire.
È quella che vorrebbe spiegare tutti i miei sentimenti. Ma come posso con una sola parola esprimerli tutti? Tutte le volte che cerco di dirla non mi viene mai e quando cerco di pianificarla essa sfugge sempre ai miei piani e alla mia lingua. Io cerco di essere un cantante che canta senza vocabolario, e un poeta non appesantito da scaffali di libri. Eppure la mia biblioteca è già abbastanza affollata, e molte altre parole estranee, provenienti da altre bocche, sono qui, pronte per me per andarci a letto e per giocarci, ma per quanto mi è possibile cerco di evitare questi libri e di dire le mie parole con le mie due mani libere. La parola che voglio dire è qui, vicina, sciolta e pronta sulle mie labbra e sulla punta della lingua, ma raramente viene fuori, è una specie di anguilla che sguscia tra le maglie della rete prima che io possa stringerla e tirarla su. So ciò che la mia parola significa. So ciò che dice. Conosco il suo peso e le sue misure, il suo nome, l’etichetta e il marchio di fabbrica. Conosco la sua forma e la sua superficie, la sua casa, la sua famiglia, il suo gusto, il suo odore e il tocco della sua pelle. Conosco la mia parola non detta meglio di quanto lei conosca me, nella stessa maniera in cui conosco voi meglio di quanto voi non possiate mai conoscere me. (...) Non si tratta di una parola segreta o di una formula magica. Nessuna parola è un segreto. Nessuna parola è magia. Nessuna parola è nasco­sta. Io questa parola la seguo da tanti anni, l’ho seguita intorno alla casa dove sono nato. Ho lasciato che lei mi prendesse per un dito e mi conducesse fuori dove i fiocchi di neve soffiavano tra i cespugli."

Woody Guthrie

lunedì, febbraio 23, 2009

Sensi Diversi per Stesse Parole

All'Amato Me Stesso

Quattro. Pesanti come un colpo.

"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

S'io fossi piccolo come il grande oceano,

mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,

accarezzando la luna.

Dove trovare un'amata uguale a me?

Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?

Un ladro insaziabile s'annida in essa:

all'orda sfrenata di tutti i miei desideri

non basta l'oro di tutte le Californie!

S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...

Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...

Struggersi in cenere.

E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:

pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto

le amanti di tutti i secoli.

O s'io fossi silenzioso, umil tuono... Gemerei stringendo

con un brivido l'intrepido eremo della terra...

Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,

gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti

s'io fossi appannato come il sole...

Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore

il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore

in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito

così grande,

e così inutile?

Majakovskij

- 135

"Sai Maude, questo è un caso molto, molto complicato. Ci sono un sacco di input ed output, ma fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente flessibile."
(Il grande Lebowski)

lunedì, febbraio 09, 2009

Klan-Destino


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht, Berlino, 1932

lunedì, gennaio 26, 2009

Appunti

Plin-Plon: Komunikazione ai Gentilissimi Avventori
Oggetto: -Al fine di una migliore komprensione reciproka-

A volte vi leggo. Sufficientemente perverso da finire addirittura per domandarmi kosa leggiate in quello ke skrivo. Non so perkè lo facciate, ma questa è una domanda del tutto sekondaria e ke realmente non solo non kontempla ma, allo stato dei fatti, non accetta neppure di buon grado una risposta. D'altra parte ha anke poko senso tentare di dare spiegazioni, a me, prima ankora ke a voi, del perkè a volte finiska qui a vomitare deliri più o meno attagliati alla dimensione dello sfogo. Quel ke è certo è ke non kiedo ke vi preokkupiate per me. O forse pretendo soltanto ke non lo facciate. Il prendersi a kuore persone o kose, pur non rikiedendo necessariamente la reciprocità della kosa, sbilancia l'equilibrio dei pesi e la sostenibilità d'una stabilità già prekaria per la mia konnaturata instabilità mentale.
Komunque sia sorrido più del solito.

Mi son perso negl'anni ke ho vissuto.
Mi son perso in ogni -Kredo- di Ballard, nel rifiuto systemiko dell'improbabile, nelle pieghe dei giorni fintamente diversi. Mi son perso nell'uniko voto della mia esistenza, ke non ha ammesso deleghe tranne ke a me stesso. Skoprendo una volta di più ke la demokrazia rappresentativa è destinata al fallimento anke in supposta unanimità (individuale) d'intenti.
La destinazione e il viaggio sono parallele inkonciliabili e sekanti soltanto se spurie, kandide nella violenza dell'imponderato, dell'abbandono ke non è remissività ma annientamento, vuoto e kompletezza.
Mi son perso nei giorni della mia infanzia, vissuti dopo l'adolescenza, in un arrokko di torre akkaduta e regale predestinazione. Mi son perso in ogni trilaterazioni di satelliti di konforto, nella spasmodika ricerka del senzatraccia, attento a ke ogni mia orma fosse irrikonoscibile solo a me stesso. Mi son perso nel vetro d'una barka ke rifletteva i davanzali di una porta lakkata di nero sul Singel, nella kornice d'un kapostipite affacciato sul pacifiko. Nel giardino d'inverno ke mendika notte nell'abbraccio del kalore. Mi son perso nei versi di Masters portandoli addosso, nell'inquietudini di Soares ke mi porto dentro. Mi son perso nell'abbraccio d'odio di Marsiglia e nelle pioggie irrimediabili di Donostia. Ho perso me stesso in ogni viaggio.
Mi sono perso nell'impertinenza dell'antiakkademismo, nei piedistalli inversi di lezioni mai subite, nell'abitudini universitarie del -al solito posto-, nei posti ke non erano mai gli stessi, in me stesso e in ogni bici rubata. Mi son perso nei sound system rinkorsi ed evasi, nell'assunzione di responsabilità nate per esser fuggite, nelle "sole" assunzioni; mi son perso nelle teiere dalla forma di Willy Koyote e nei gatti malsopportati. Mi son perso per strade mai dimentikate per non sbagliar strada quando per perdersi insieme era piacevole sapere in quale giardino saremmo finiti. Mi son perso in ogni bomboletta aperta kon i denti, nel non saper abbandonare il nero ed il rosso. Mi son perso tra vagoni ke gocciolavano pendolarismo, perfettamente kosciente del dov'ero, inkosciente nel kosa facevo soltanto perkè l'imponderato dava sagome diverse al prestabilito. Kostantemente più aggressive.
Ho perso ogni mio skritto, appartenuto soltanto nella definizione stessa d'effimero, akkadente e passato. Ho perso note e pennelli kredendo di non poter perdere le parole.
Ed ho perso anke quelle.

Ogni kosa ke ho difeso fino ad oggi, ogni barrikata, è stata una gabbia ke mi sono forgiato attorno. Non starò a kiedermi kon quale spirito e koscienza l'abbia fatto, la ponderabilità degl'eventi è una perversione da veggenti o barkollanti storici dell'interpretazione.
Scelgo di perdere ciò ke ho avuto, e possedendola sono stato.

"And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat."