lunedì, dicembre 15, 2008

Work In Progress


Ho troppi arretrati da vivere
per kiedermi kosa stia facendo.

lunedì, novembre 24, 2008

Oceano

"Quanti cavalli hai
tu seduto alla porta
tu che sfiori il cielo
col tuo dito più corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo
a meno del tuo concerto
ti offenderesti se qualcuno
ti chiamasse un tentativo

Ed arrivò un bambino
con le mani in tasca
ed un oceano verde
dietro le spalle
disse "Vorrei sapere
quanto è grande il verde
come è bello il mare,
quanto dura una stanza,
è troppo tempo che guardo il sole,
mi ha fatto male"

Prova a lasciare le campane
al loro cerchio di rondini
e non ficcare il naso
negli affari miei
e non venirmi a dire
"Preferisco un poeta,
preferisco un poeta
ad un poeta sconfitto"
Ma se ci tieni tanto
puoi baciarmi ogni volta che vuoi."

Faber

lunedì, novembre 17, 2008

Nothing Else Matter


Sarò Mare,

perkè nient'altro potrei.

Kiamerò le korrenti
per i nomi ke non hanno avuto
ed
i koralli mi verranno in dono,
rilucendo degl'abissi

ke per loro ho kreato,
ho kustodito, lontano.

Gli skogli per me si faranno rullanti
ed i gabbiani kiarine;
forgerò stelle marine e sonagli,
i delfini saranno aquiloni
e la mia rabbia tempesta.

Mi inebrerierò della skiuma,

ke kredetti pianto,
konfessando i miei demoni
nel fondo d'una konkiglia;

parlerò in sogno alle stelle
che rifletteranno
me
ed io loro.
Sarò movimento

perkè nient'altro posso

e nient'altro sono.
Kiederò ai pesci

dello skrosciare del destino,
nelle loro squame
leggerò
gl'inversi gravitazionali.
Giokando koi venti
fratumerò kalici di sale;

brinderò alla terra,
ke per me fu
tumulo
e tumulto,
kiedendo d'esser abbraccio.
Dormirò nel ventre di me stesso
kullando vulkani e ghiaccio.
Smetterò di temermi.

Sarò Acqua,
Fondale
e Onda:
perkè nient'altro sono
e
nient'altro voglio.

domenica, novembre 16, 2008

"... a boat longing for the sea"

A Cèsar Calvo Ringraziandolo di Essere Qui

"In principio l’uomo abbandonava i suoi morti.
Cinquantamila anni fa cominciò a scavare tombe.
Sulla pelle delle caverne incise i suoi timori bellissimi:
scoprì la poesia.

Per questo siamo qui,
a disperdere parole contro il cielo indifferente.
Cecilia, mia figlia, gioca coi suoi anni:
quattro ciottoli colorati.
La vita scorre tanto in fretta, César, che una sera
la guarderemo uscire verso il parco
e rientrare bellissima donna.

È così, César, la vita fugge tanto in fretta
che uno di questi giorni dovremmo cercare di dire la verità.
Per favore, che trovata.
Il maggiordomo ha ordini precisi
di chiudere la porta al passato!

Perché giovani aurei,
alla macchia dell’orrore d’America combattevano allora
per un mondo più bello.
Mortalmente feriti cadevano
più che per la mitraglia piagati dai loro sogni.
Belli, nascevano alla morte.
Mentre noi tatuavamo poesie dimenticate
su corpi dimenticati di donne dimenticate.
In balere di terza categoria cauterizzavamo la nostra malinconia
bevendo acquardente che non era Acqua Ardente.

Lenin non apprezzava i poeti:
tagliò grossolanamente una poesia di Majakovskij.
Vladimir Majakovskij si uccise.
Però Lenin si sbagliava: il Che portava nel suo zaino
versi crivellati di León Felipe
e Javier Heraud portava una tua lettera nella sua giacca.
L’impietoso fiume Madre de Dios trascinò il suo corpo,
il tuo corpo, il mio corpo, la nostra giovinezza crivellata, tutto.
Però la vita fluisce più in fretta del fiume Madre de Dios.
Impossibile erigere un mondo nuovo
senza sbarcare nelle Indie intraviste nei nostri sogni!
Una rivoluzione che è solo una rivoluzione non è una
rivoluzione.
Bisogna rovesciare tutto, bisogna bruciare tutto, bisogna sradicare tutto!
Non permettere che ritorni mai più la stessa realtà,
la stessa famiglia, la stessa acqua, gli stessi genitori, la stessa
luce, la stessa patria, lo stesso futuro, la stessa tristezza, la
stessa religione, lo stesso sole!
Chi si azzarderebbe ad assolverci?
Un’immortale poesia ci assolverebbe.
Però gli anni sono passati e non abbiamo menzionato la Parola Ignea.

La vita è tanto fugace, César, che una di queste sere
uscirai a comprare sigarette
e tornerai a raccontare barzellette alle nostre veglie funebri.
E adesso accetto l’acquavite che mi offri.
Perché malgrado la tristezza, la vita vale la pena:
sono allegro, sono albero, sono su di giri, sono
con i miei amici, sono lampo, sono luce.
Perché l’uomo che è più vicino alla sua morte
che alla sua nascita
ha bisogno urgente di essere felice.

Cinquantamila anni fa, sulla pelle delle caverne,
cominciai a incidere questa poesia.
Per questo sono qui che disperdo parole contro il cielo
indifferente."

Manuel Scorza

venerdì, novembre 14, 2008

Stregat(t)o dal Tempo


Ho sempre trovato qualkosa d'affascinante nella Stanza dello Spirito e del Tempo. "All'interno della Stanza il tempo è estremamente rallentato: un anno terrestre all'interno corrisponde ad un solo giorno terrestre all'esterno" si sostiene. Non so, la quantifikazione non mi è mai risultata una pratika naturale e men ke meno koncepibile ma resta la sensazione di dilatazione, di inkontrovertibile percezione mistifikata del Tempo. Quando da pikkolo ho inkocciato il frainteso del tempo ke vola, dell'attesa ke allunga i minuti, finivo per applikare la nozionistika matematika a mankate intuizioni. Si sa, le menti dei bambini son ingranaggi strani dove gl'appigli materiali finiskono per essere spesso ankore mai di salvataggio ma semmai appese al kollo, ke trascinano nei baratri del -un giorno kapirai- dati di fatto rimandati a date da destinarsi. Kosì son passati gl'anni, ke di certo non son stati giorni, vuoi per posizioni mentali skomode o per beffe del destino, ma pur sempre fatti troppo spesso di giorni intramontabili, non tanto per memorabili akkadimenti quanto per pedissequi fraintendimenti. Il Tempo, kollimando spesso in dinamike di skontro kon lo Spirito, ha assunto un ruolo marginale deteriorando nel detestato, testato a suon di buki di memoria voluti, labilmente cerkati, stupefacentemente skanditi, in prima sintesi akkaduti. Skopri kosì d'esserti perso il traskorso essendone stato primo spettatore, kome di fronte a quei poki film in kui soprassiedi la trama per koinvolgimento emotivo, vivendo in prima persona l'evento tanto da assimilarlo, elaborarlo e dimentikarlo al kontempo. Non poke volte avrei voluto essere il narratore, mai onniscente, dei miei akkadimenti. La voce fuori kampo, fuori tempo, kapace di sagomare i ritmi narrativi appunto, giokando koi flashback senza intakkarli kol sapore acido del rikordo, pastello solo per ineludibile kondizione umana. E ti trovi varkato varkante la soglia dei 30anni. Ovviamente la logika vorrebbe ke l'immersione in questo triplice decennale avesse donato osmotikamente una kognizione assuefatta del Tempo, una presa di koscienza, se non metafisika, quantomeno d'esperienza. Ma la logika non è di questa testa, ne di questo Spirito, ke evade le Stanze di kui rifiuta notoriamente i muri, disegna porte kon le dita, inarka le volte del cielo.
E allora akkade ke l'Adesso perda la sua dimensione di -Ora-. Ke la konvenzione vada in frantumi nel piacere dell'imponderato e imponderabile, nel rifiuto della spiegazione, nella fuga dalle fughe pianifikate perkè inevitabili. Il desiderio di assekondare, nell'abbandono senza kautela, ke diventa solitudine persa per inversi.
No, certe kose non sono senza Tempo ma ne sono al di fuori. Sussurrando al Silenzio -Sarà e non potrebbe non Essere-. Sig.na Elezione.

lunedì, novembre 10, 2008

Ospiti&Sekondini

L'ospite ospitante dovrebbe ospitare l'ospite ospitato in maniera ospitale. D'altra parte l'ospite ospitato dovrebbe saper rispettare l'ospitalità dell'ospite ospitante senza approfittarne. Gli equilibri son kose sottili a kui certamente non giovano le komplikanze linguistike di sovrapposizioni da dover kiarire kon aggettivi qualifikanti; ne tanto meno traggono konforto dalla mankata trasparenza dei rispettivi rapporti e ruoli rivestiti, qualora uno dei due mankasse della kapacità di individuarne il proprio specifiko. Diko questo perkè sono un poko stanko di dover metter la gente all'uscio, ke sia fisiko o mentale, eludendo quello emotivo perkè ki ha l'elezione di affacciarsi su quella soglia, non grava del peso della sopportazione. Novembre è un mese oggettivamente komplesso, il kambio d'ora fagocita nel prossimo l'entusiasmo già smorzato dall'agonia della stagione di luce. Riposta nel serrato delle mura domestike l'ankora una volta delusa aspettativa per una serena vita sociale, kui kantar paturnike nenie di tormentoni estivi a riskaldarne il letargo con pannicelli di nostalgia, pare ke l'essere umano non rieska ad evadere la "necessaria" komplicità di kondivisione di un'infelicità ke pare adesso ineludibile. Ovviamente però la rielaborazione della komplessità stagionale non prende in me medesime forme e mi trovo talvolta non tanto a disagio, quanto semmai volutamente impreparato, ad apparekkiare il tavolo della reciproka kommiserazione. La mia involuta arroganza dipinge demoni astratti, dalla forme ammalianti per i più, debordanti per quanto mi riguarda, ma pur sempre tali. E quest'ultimi pare non vogliano saperne di dekantare infusi per bestioline ammaestrate, genuine e ingenue al kontempo, ke sembra non sappiano kogliere il riskio emotivo di sbottonare skollature konfessionali improbabili ke finiskono per essere obbiettivi sensibili per la mia atarassika mankanza di pietismo. Akkade kosì ke a tutela delle loro giugulari e dei miei sospetti e latenti, possibili ma improbabili, sensi di kolpa, mi veda kostretto ad indikare, senza proferir parola, la via d'uscita. Movenze più da mimo ke da steward in effetti, dove la segnaletika oskura piuttosto ke illuminante e illuminata, disegna korridoi verso la fuga o la kacciata. Trovandomi in diffikoltà ad usare quest'ultimo termine, kausa deprekabili retaggi biblici ke suggeriskono ke tale scelta lessikale si konfaccia più ad un -moto da luogo- paradisiako, fingo ke la mia sia semplicemente un'indikazione di direzione salvifika. Gli ospiti ospitati sembrano rasserenati e l'ospite ospitante libero. Questo espediente, tuttavia, finisce evidentemente per essere un mero palliativo se finisko a vomitarmi addosso questa repressa mankanza di kiarezza. Non so se sia disillusione nell'adattarmi alle dimensioni umane, alieno per origine od alienato per sociologia. Ciò ke resta, kon poke righe a probante teste, è ke c'è qualkosa ke konvenzionalmente non va nella mia testa. Non avessi un ego spropositato a sorreggere le mie folli teorie circa la sensibilità giurerei ke siano i più ad esser -normali-.

"Candidamente ammetto che questa razza è strana,
molto
strana, di nuova foggia.
Eppure è sempre l'antica umana razza,
la stessa, dentro e fuori, facce e cuori gli stessi,
gli stessi sono affetti e desideri.
Lo stesso antico amore, e la bellezza,
e il modo di usarne."

Walt Withman

venerdì, novembre 07, 2008

Dono d'Ermes


Ki krede ke il Kaos non necessiti di kure attente è un millantatore. Un impostore in prima istanza, un opportunista del kamuffamento nonkè un traditore dei propri inkubi. M'aggiravo per le stanze della mia mente qualke giorno fa, kredendo di trovarle impekkabilmente in disordine, dinamikamente lustrate a nero, fragorosamente silenziose. Il riflesso delle abitudini devia lo sguardo, rende i riflessi del konosciuto una kartina di tornasole per l'essenza delle kose dove buio e splendore si sovrappongono nella beffa della vista. Ho speso tempo distratto nonkè parti determinanti delle mie retine a tentare di fissare il sole per poi giokare kon le scie di cecità nel cielo, manipolando lo spostamento del -buko di luce- kosì kreatosi, tramontando il sole difronte all'orizzonte, skardinando la konvenzione delle sottoposizione alle linee dei monti. E kosì è finito per akkadermi kon il nero delle kose. Ovviamente soprassiederò sulla teknika autofilettante ke permette tutto questo, un konnubio di insano talento e kapace dedizione. Adesso mi dediko agli skompaginamenti del Novembre. Sapeste kapire vi sarei solidale.

-Work In Progress-

"Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.

Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.

Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.

E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.

E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta."


F.D.A. (
Brassens)

lunedì, ottobre 27, 2008

Ombre d'Ambra


Sostenni l'improbabile,
incrinai il possibile
e deviai il corso dell'imprevedibile.

Vendikai
il perdono della fobia
sakkeggiando l'edikola
del Tempo e del Destino,
skaraffando demoni
in kalici d'Ambra,
prigionieri di
resina in versi.

Pendente d'Ombra
a batter sullo sterno,
a bussare senza kieder
permesso nel tempo della fuga.

Piegarsi a stessi,
koncedendo un appoggio
ai propri gomiti:
spazio d'ipnosi
nella spirale del pendolo.

Donarlo al petto
kome un gioiello di sè
ciò ke akkadde
quando konsakrai
il mio sguardo alle stelle.

venerdì, ottobre 24, 2008

AnarkonistikoAnakronismo

"Ora, cosa occorre, ai giorni nostri, agli occhi della maggioranza degli elettori, per meritare la medaglia legislativa? Anzitutto sapersi guardare dallo scrivere - o dall'aver scritto - il benché minimo bel libro; sapersi privare dell'essere dotato, in qualsiasi parte, di un immenso talento; affettare di disprezzare come frivolo tutto quanto concerne i prodotti della pura Intelligenza; vale a dire parlare solo con un sorriso di protezione, distratto e placido; saper abilmente dare di sé l'impressione di una sana mediocrità; poter ammazzare il tempo, ogni giorno, fra trecento colleghi, sia votando a comando, sia dimostrandosi vicendevolmente di non essere, in fondo, dei tetri millantatori, privi, salvo rare eccezioni, di qualsiasi disinteresse; e, la sera, masticando uno stuzzicadenti, guardare la folla con occhio atono mormorando: "Bah! Tutto s'aggiusta' tutto s'aggiusta!» Ecco qui, non è vero, le condizioni preliminari richieste per essere giudicato un possibile candidato. Una volta eletto, si riscuotono novemila franchi di stipendio (e il resto), poiché non ci si paga di parole, alla Camera! lo si chiama "Stato"..."

(Villiers de l'Isle-Adam, L'amore per il naturale, novembre 1888)

SkyWay

Non vorrei crepare
prima di aver conosciuto
i cani neri del Messico
che dormono senza sognare.
Le scimmie dal culo pelato
divoratrici di fiori tropicali
i ragni d'argento
dal nido pieno di bolle
non vorrei crepare
senza sapere se la luna
dietro la faccia di vecchia moneta
abbia una parte puntuta
se il sole sia freddo
se le quattro stagioni
siano poi veramente quattro
(...)
E io vedo la fine
che brulica e che arriva
con la sua gola schifosa
e che m'apre le braccia
da rana storpia.
Non vorrei crepare
nossignore nossignora
prima d'aver assaporato
il piacere che tormenta
il gusto più intenso
non vorrei crepare
prima di aver gustato
il sapore della morte...

Boris Vian

martedì, ottobre 21, 2008

WaterDoor


Prego, s'akkomodi. Ormai ha varkato la soglia. O non più, perdoni, adesso non rikordo, faccio konfusione kon gli avverbi di tempo kome kon le -i- tra le -c- e le -e-. Trova kurioso ke kompongano la parola Ice dice? Sarà, kaso, kosa vuole ke le dika, Sig.na Elezione. Acqua kristallizzata, abbandonando il gelo. Non siam certo fatalisti e se sceglie le stesse devozioni al non senso sarà stato un NonDestino kon bokka da giullare a tessere sillogismi beffardi per alambikkikontorti, nodi senza katene e quant'altro finiska flusso inkosciente, reflusso razionale, deviato. Sig.na Elezione, s'akkomodi o resti in piedi, se non vuol togliere le skarpe, faccia pure, il terreno non ci tokka, o non lo tokkiamo, sia salto o volo perkè domandarsi della fine d'un balzo? Abbiamo abiurato i giudici di linea, i konfini non son stati abbattuti perkè abbiam dimentikato di skriverne. Siam distratti. Perdoni la konfusione o ne prenda possesso, senza ke per una volta ne senta il peso, rimetta disordine kome meglio l'aggrada ke il suo mi piace e mi rakkomando, dimentiki d'akkomodarsi. Resti sbagliata se sbagliata si sente. L'esortativi non m'aggradano, a men ke non sian lascivi e non lasciati, suadenti in essenza, essenzialmente assekondati da piaceri (non) enumerabili in 4, ke non son 29.31.32. Koncessioni ke non stanno tra il 3 e il 5, ke han profumi (in)di cashmire, Sig.na Elezione. Non le diko certo di trovarsi un posto, non le okkorre e sa bene ke non vi sarebbe soddisfazione alkuna fossi mai stato kostretto a spostar qualkosa per trovarle una dimensione. Non sokkiudo neppure porte a ki vede mura attorno agli stipiti, kostretto a distrikarsi su labirintici dedali pindarici, tessendo briciole pollicine o sparpagliando fili d'arianna: ke soddisfazione vi sarebbe mai a trovare, ritrovarsi, farsi trovare quando l'ingegno deve sopperire ad una mankanza di (dis)orientamento? Sig.na Elezione, spieghiamoci senza dir niente, ke è questa la sintesi del perkè è qui. O vi son io, dev'esser la konfusione di kui all'inizio ke torna o torno io, senza essermene andato, potenzialmente fugato, fugace e per questo non in fuga. Sì, sà, normalmente mi spavento, mi parlo e mi spavento ma lei non ci faccia kaso ke la mia testa non sta bene, kome vede parlo kon MeStesso e mi diko kose ke non sapevo di sapere. O ho tentato di studiare, si davvero, c'ho anke provato perkè sa i programmi ministeriali a volte kiedono passo per poi cederlo e a me non piace molto kalkar la terra per lasciarmi orme appresso, ke disegnino perkorsi, ke improntino tracce. Dice ke non esiston scie? Essì, l'arte del volo, Eternity’s Sunrise, konkordo e non per niente il niente da spiegare. Sig.na Elezione, ke dirle? Novembre è un mese kosì lungo ke non ha il peso della durata. Sà, ho gettato il kalendario astronomiko.

venerdì, ottobre 17, 2008

Oibhò


Ho sagomato il kalendario digitale. Accertandomi ke fosse tempo d'inquietudini, riskontrandone l'assenza, quasi accettando remessivamente sorridente la buka all'appuntamento. Ke ne possa intuire i motivi è del tutto irrilevante, autokompiacente, totalmente insensato, razionalmente deviato. Skriverne e kostatarne finisce per stendere nuove spirali viziose al riguardo, viti autoalimentate, probabilmente kon una fine ke son stanko di cerkare. Affosso l'assioma, rifuggo le tesi, sbigottisko davanti a ciò ke sto skoprendomi kapace di non fare. Una ripresa di inkoscienza ke kredevo appartenuta e ke inversa m'è stata pratikamente skonosciuta o immemorabilmente kongenita.
La sostenibilissima leggerezza dell'essere.

Ho who bends to himself a Joy
Doth the winged life destroy;
But he who kisses the Joy as it flies
Lives in Eternity’s sunrise.

William Blake

venerdì, ottobre 10, 2008

Deliri d'Estate & Letture d'Autunno


Incroci&jazz distese akuminate di vette&vento terrazze su pozze, sospiri d'agata, odi al dubbio e singulti d'erba, voli come kadute precipizi inversi kantieri di mare. Distanze kome ciò ke avrei potuto essere. Vuoti kolmi. Poesia rigurgitata e rigurgitante su ammolli d'estasi ke non è. Vorrei altro. Vorrei altrove. Solitudini bramate kome inkoncepibili quasar di kalamitate kalamitanti attrazioni. M'affaccio su balaustre sotto al mondo, elevandomene al di sopra, assurgendomi al loko pikassiano. Bevendo birra, nettendo la vita ke per altri è vita. Tremiti statici, vokazioni atroci alla kaduta, imbarazzanti nella loro disarmante ingenua fetida ignobile e pura antisocialità. Disadattato e inalienabile. Skosto gru e impalkature da panorami incerti, rendendoli inkompiuti per mankanza d'ansia. Abbattendoli per eccessi d'ira, sobria dedizione al disordine. Non sono io. Neppure uno dei miei 29 me. Infiniti e terminati in singhiozzi di passi erranti. Kredendo di misurarmi e riuscendo a non vedermi skompaio sui tetti di barcellona, riapparendo nel giallo inkonfessabile di Città del Messico, una qualsiasi di loro. Riesumandomi senza risorgere abbattendomi senza kadere. Neppure la dignità d'uno splatter di serie c. Sono solo faunistika ascesi su parki zoologici inappropriati ed appartenenti. Appartenuti da sempre kome gabbie e vetrine che meskolano vetro e piombo. Meskalina. Estatike navi all'orizzonte, inkastonate in onde invisibili da questa distanza incise tra sagome edili. Inkastonate appunto, ma senza l'elezione della pietra. Desidero pennelli e kolori e non mi resta ke la pendenza d'un aborto d'ombrello in un mojito skadente. Factory asettica, d'alto design. Infida come uno spacciatore troppo fatto, Inaffidabile kome le tele ke non tesso. Ke non dipingo Ke non deglutisco. Mastiko libri cibandomi di Q e Stirner. mastiko brandelli mai laceri. Kariatide eletta e pur sempre tale. Brankolo, eludendo ammikki, inabile al contatto. Fantomatikamente arroganti in ridicole posture plastifikate, nobili tonde arkaike apatiche demenze. Gongolo. E piango me, prima di loro. Kompatisco il dove tralascio il kome, dimentiko il quando appeso ad una solo data sul biglietto. Inerme kome un pugnale puntato su arterie senza pulsioni. Delirio d'estate, lettura d'autunno, inquietudine senza tempo.

Ps. Dovrebbe konsolarmi il fatto ke questi sian stati deliri d'estate. Ma il tempo si sostiene ke sia cikliko e anke le mezze stagioni pare ke non esistan più.

mercoledì, ottobre 08, 2008

D-Solvenza

"Nulla di ambiguo, come vedete.
Scrivo per far cadere la pioggia.
Scrivo per bandire le guerre.
Parole per scacciare i fantasmi,
per riempire il ventre, per dichiarare
senza paura ciò che si ama e si odia"
Wu Ming

lunedì, ottobre 06, 2008

Survivor's Factory


Banditori krepuskolari
rintokkano senza merkanteggiare
il senso kompiuto dell'esistenza.
Isterismi komposti,
inkontrovertibili,
tondi&impekkabili,
proiettano indelebili
mekkanismi di konforme
omoloagione certifikata.
Ologrammano prototipi bipedi,
assikurandone l'autokonservazione.

La Fabbrica della Serenità
kontinua a mietere nascite.
Fekonda senza koncepire.
Fagocita il Dubbio.

Un'intera vita su un nastro mobile,
essenze in movimento immobile,
kostipate e kommisurate
barkollano in impercettibili
singhiozzi di disequilibrio,
ora tintinnando ora squittendo
al kontatto metalliko&vitreo,
kimiko, apatiko, ludiko,
kon l'apposito
kontenitore mentale.

Le variabili non sono previste.
L'errore è in frantumi,
brillando in ogni riflesso
kasuale, uniko e irripetibile.

Perdonate. Solo uno sfogo.

venerdì, ottobre 03, 2008

L'Arguto Ordine del Kosmo

Decido d'apparire in sogno all'Ordine del Kosmo, facendomi akkompagnare dal mio gatto nero di sekonda mano. Ho delle note di kredito da riskuotere e qualke domanda da porre. La scienza della vita è una materia indefinita in kui i postulati assurgono a dogmi mai dimostrati, dove l'opinione diventa kostume, più da ciarlatano ke usanza. C'è qualkosa ke non torna in tutto quello ke sta akkadendo e sono stanko di appaltare i miei krediti alla Sig.na Sorte ke pare troppo presa dal kurare gli interessi dei suoi klienti migliori. La riskossione koatta è un lavoro infame solo in questo mondo dove il dovuto magikamente si koagula in debito ed usura. Usura. Une termine beffa, ambivalente e ambiguo, devoto agli equilibri prekostituiti. Una venale delimitazione varkata di tassi di interesse o logoramento, a sekonda dell'accezione ke si scelga di volta in volta.
Mi presento in un kandido vestito nero, impekkabile ed irreversibile, ke porta il mio ospite a dekantare miscele di perla in infusiere Thun. Il gatto skrikkiola stelle già in frantumi.
Vorrei esordire kon qualkosa di simile al -C'è del marcio in Danimarka-.
-A tutto il 2008 sono in kredito-. Pragmatismo epistolare senza ke invero si possa kamuffare un velato senso di piacere nel trovarmi qui. Un vuoto ke non sa di klaustrofobiko.
Passa in rassegna i miei karteggi. Ovviamente karta gialla e stilografika per stilegrafiko. Sembra piuttosto affabile, le mia aggressività non ne è inibita ma piuttosto invalidata.
-Gentilmente... perkè dimamine tutto quest'amore per l'ordine?-. La kosa poggia morbida su una innaturale konfidenza d'interessi.
Non distoglie gl'okki dal vortice della tazza, sapientemente orkestrato kon un kukkiaio ke mi giura essere un ex voto.
-Non è ke un nome ke per komodità gli esseri son soliti dare allo stato delle kose-
-Non trova ke il termine Stato delle Kose porti in se un retrogusto di immobilità?-
Tintinno le mie konvinzioni rifiutando la pralineria.
-Il Mare è immobile? E non ha forse un suo stato delle kose?-
Dannazione, l'avevo sottovalutato. L'avevo sempre immaginato kostrinto nella polvere del Kolletto Bianko.
-Quindi è una konvenzione sottintendere anke ke il Mare sia ordinato- postillo.
-Esattamente-.
-Senta, in effetti non ero preparato ad una situazione del genere. In realtà avevo posto molta kura nel dettaglio delle voci alla nota di kredito...-
-Sì, sono molto ordinate-
-Posso darti del Tu?-
-Certo-
-Stai tentando di mettermi in diffikoltà?-
-Non hai bisogno di molto aiuto per esserlo, mi pare-
-Vorrei dirti ke sei arguto, tuttavia non okkorre intuizione. Avvalendoti di quel probante test di 7 kartelle. Solo il sunto dei miei krediti in effetti-
-Sì, ok, però hai usato un karattere 12 interlinea 2,5-
-Su konsiglio del mio kommercialista oniriko in effetti. Sostiene ke sia una konvezione legale-
-Quindi mi stai dicendo ke segui le konvenzioni-
-Il konfine tra Arguto e Bastardo a volte è molto sottile-
-Sì, sono arguto-.
-Va bene. Konveniamone. L'Arguto Ordine del Kosmo. Kredi ke potrai fare qualkosa per i miei interessi oltre ke per i miei squilibri?-
-Vedremo-.
Attendo kon ansia il giorno in kui deciderà di svegliarsi. Senza ke me ne voglia per questa meravigliosa infusiera Thun ke ho deciso arbitrariamente di prendermi in pegno. L'arguzia non è sorella di sangue dell'attenzione evidentemente.

mercoledì, settembre 10, 2008

E-Vocazione Alchemica

(Ad ogni Re il proprio trono)

Un Chimico Ermetico.
Nient'altro di ciò che non chiesi d'essere,
di ciò che desideravo.
Anatema d'Ombra
in diacronia di colore
compio l'eludibile,
rendo ipotetico l'inevitabile,
riprendo possesso
nell'abbandono.

Maledicendo giorni insonni
ho vegliato la soglia
del mio laboratorio,
imponendo cardini
a porte senza parete.
Intrecciando rabbia e ragione
ho forgiato
l'essenza stessa
delle
uniche sbarre
che m'avrebbero potuto
contenere.

E adesso.
Adesso
che tento di ripristinare
il Caos tra i miei alambicchi,
dischiudendo un notturno
che è sempre stato,
soppalco d'inversi
per cieli senza soffitto;
adesso
ascolto il Silenzio
nell'abbraccio del Vento,
dove i sonagli
tornano a non chiedere
più un senso.
Adesso e Non Più.

lunedì, settembre 01, 2008

Variabile Salvifika

(A Yasin, perkè a volte il koraggio è solo sopravvivenza)

Disegno finestre kon le dita,

kon la sabbia per palko,

scenografika notte,

cielo per pulpito;

per dar sagome geometrike

a mondi informi

ke ostinatamente mi si

vogliono imporre kome realtà

sokkiudo mosaici

kon devota e abitudinaria

vokazione di mimo.


Non resta molto di kandido,

neppure il bianko di questi guanti,

e nella kaotika fuga dal pudiko

ritrovo spekulazioni

di kolore.


Detesto.

E detestando rikompongo

kandidature al sakro

vento d'Ombra,

disegnando spirali koncentrike,

tornando a dare un senso alle Ali,

rielaborando la distanza komoda

tra me

e un sottomondo ke

torna sfondo per vedute aeree.


Detesto aver avuto bisogno di me.

Per farlo.

Aggredendomi per non lacerarmi,

spekkiandomi per non vedermi.


Detesto ciò ke non ho visto.

Detesto questo squallido gioko

alla rinkorsa della paura

dove kani e karnefici

si skambiano onorifikamente di merito e ruolo,

ora latrando ed ora kacciando.


Sbirri e perifrastike d'ordine,

necessità komposte,

bisogni primari eretti

kol metallo della sbarra,

kol gelo del terrore,

kon la manipolazione del verbale,

kon lo stupro della legalità.


Detesto ki krede.

Ki non koltiva dubbi,

ki ripiega nell'inevitabile,

nel senza scelta.

Ki vorrebbe ma non può, ki potrebbe ma non vuole,

ki non riesce a volere. Ki ha potere.

Ki vuole il potere,

inkapace di elaborarlo ma perfettamente

kapace di gestirlo, elevandolo a potenza,

skavandone la radice mai quadrata,

akkontentandosi di lisciare gl'angoli

e gli squittii ke ne tintinnano i rintokki.


Detesto i dati di fatto,

detesto i konsiglieri dell'adeguamento,

della demokrazia ad ogni kosto.

Detesto i guazzabugli d'informazione,

l'immondo delirio del giornalismo.

Detesto la delega dell'odio.

Detesto gl'enigmisti di komodo.

Detesto questo paese,

ke non sarà mai nazione,

ke cerka radici ke non ha mai avuto,

ke s'aggrappa ai krocifissi kome salvagenti,

naufraghi indecenti e senza pudore,

ke benedice kattolikamente il suo kredo,

ke non ha ritmo, ke dekanta solo i morti,

ke indora il passato sapendo di non avere presente,

ke tenta di strutturare una klandestinità

per poi aver qualkosa d'abbattere.


Detesto ki sceglie di non ridikolizzarne

i deliri delle kontraddizione.

La stessa kontraddizione,

ke senza il bacio della poesia,

resta una messinscena patetika

per rissosi sottoumani;

una sopravvivenza tacita e permessa

solo in assenza di metri di paragone.


E adesso ke torno a vivere d' Acqua e Vento,

ke torno a rikordare ke non vi son katene

per ki possiede il delirio d'ala,

ridisegnando il mio sorriso

di rabbia arrogante...


Per il kalore della ribellione

ke non ha frontiere e dokumenti,

per le affinità senza il plagio della lingua,

per l'enigma d'un pensiero uniko

e mai uguale, ebbro della sua follia,

a beffa di distanze presunte,

a subornare il senso dell'illegalità

ke diventa morale e kondizione...


Regalo tutto questo al Migrante.

Ovunque sia e da ovunque venga,

fratello salvifiko,

variabile inevitabile

per kausa di fame e di guerra,

di desiderio e necessaria pretesa,

ke rende migliore questo skiokko di terra

tra mare e cielo

ke ci ostiniamo a kiamare italia.

mercoledì, agosto 27, 2008

Orma d'Acqua


Il Complice

Mi crocifiggono e io devo essere la croce ed i chiodi.
Mi tendono il calice e io devo essere la cicuta.
Mi ingannano e io devo essere la menzogna,
mi bruciano e io devo essere l'inferno.
Devo lodare e ringraziare ogni istante del tempo.
Il mio nutrimento sono tutte le cose.
Il peso preciso dell'universo, l'umiliazione, il giubilo.
Devo giustificare ciò che mi ferisce.
Non importa la mia fortuna o la mia sventura.
Sono il Poeta.”

Jorge Luis Borges

lunedì, agosto 11, 2008

Loc(o)-Action

"E il poeta brillo insultava l'Universo"
A.Rimbaud

giovedì, agosto 07, 2008

Quieto Relax

"Io aggiro l'ostacolo di una roccia finché non ho abbastanza polvere per farla saltare in aria e aggiro l'ostacolo delle leggi di un popolo finché non ho raccolto l'energia sufficiente per rovesciarle."

Max Stirner

martedì, luglio 29, 2008

Fuck Italy







Ovunque

















Mai Vostro

martedì, luglio 15, 2008

Kome se niente fosse


I fatti. Sequestro di veikolo e patente per positività all'uso di sostanze stupefacenti. Le konseguenze: disagi. Le implikazioni: pretesa repressione dilagante. Konklusioni: -Sarà una risata ke vi seppellirà-.

Ogni passo mi rende diverso, ogni repressione più libero.

Integerrimi sessisti bastardi, inflessibili skiavi della legalità a tutela del potere, mi si son avvicinati in un torrido post-pranzo di luglio per dimostrare kome i borderline debbano tenersi lontani da certe zone residenziali. Mani ovunque, cervello in kontumacia, rivendikata arguzia palesemente konfutabile ma sotto il riskio dell'aggravante del kapo d'imputazione.

I miei konfini della bokka in delirio di movimento tra kontrazioni di denti, sedar di lingua e inarkar di sorriso. L'attenzione metodika e figlia dell'esperienza in ogni bordo d'espressione.

Adesso ho un'auto in meno e una bici in più.

L'inkoscienza beffarda di domandare al mio aguzzino da ki si sarebbe fatto riakkompagnare avesse potuto scegliere tra il parko di koloro ke mi attendevano fuori da un carillon ariakondizionato ke si ostinano a kiamare kommissariato. Pensate davvero ke non mi sia balenata per la testa l'idea ke io fossi solo l'appariscente mezzo per trasformare una giornata troppo torrida da passare in strada in un pomeriggio in kui redigere verbali inutili ma in posti refrigerati?

Non esiste libertà dove esiste stato.

Non rikonosko la legge ma solo la mia morale.

Il potere è dell'uomo per l'uomo, dell'uomo sull'uomo. Accettare la subordinazione ad una gerarkia implika la kanalizzazione della frustrazione su koloro ke si suppone essere socialmente e gerarkikamente subordinati.

Konstatare la totale mankanza di konseguenze etiko-umorali, la latitanza di sintomatologie di pentimento e rimorso, rende le bestie furiose e nell'impassibile s'accende il kalore della sovversione.

Essere intokkabile anke se non nel korpo.

Potete avere la mia patente e la mai auto, la mia fedina e il mio tempo.
Ma non potrete mai avere la sovranità sulla mia testa.

Voi siete skiavi e io ciò ke non potrete mai essere.
Non saluto, non ringrazio, non ossequio e non imploro.

Pago il prezzo di vivere nel posto sbagliato.
Per vivere da larve armate invece un posto vale l'altro.

Non mi avrete.

venerdì, luglio 04, 2008

A MidSummer Night's Dream


"Gli innamorati sono come i pazzi:
hanno sempre il cervello in gran bollore,
ed una fantasia così feconda
da riuscire a concepir più cose
di quante la ragione loro, a freddo,
si mostra poi disposta ad accettare.
Pazzo, amante, poeta: tutti e tre
sono composti sol di fantasia."

Shakespeare, Sogno d'una notte di mezza estate (atto V, scena I)