giovedì, gennaio 31, 2008

Alambikki&Kontorsioni

Non è facile sopravvivere a Se Stessi.
Specie quando si possiede un Ego fameliko.

"Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno,
bronzo appartengono all'Artista.
Appartengono a chiunque sappia usarli.
Saccheggiate il Louvre!"
(William S. Burroughs)

mercoledì, gennaio 30, 2008

lunedì, gennaio 28, 2008

Burning Bright...

Come closer and see
See into the trees
Find the girl
If you can
Come closer and see
See into the dark
Just follow your eyes
Just follow your eyes

I hear her voice
Calling my name
The sound is deep
In the dark
I hear her voice
And start to run
Into the trees
Into the trees

Into the trees

Suddenly I stop
But I know it's too late
I'm lost in a forest
All alone
The girl was never there
It's always the same
I'm running towards nothing
Again and again and again and again

A Forest, The Cure

sabato, gennaio 26, 2008

Dita Altrui


A volte. Mentendo. Skerzando. Forse. Sorridendo.
Sottotitolo:
"Le opere in collaborazione si possono scrivere in due modi. Il primo è detto a mano inerte: un tale, incapace di scrivere, chiede ad un altro individuo di guidargli la mano. In tal caso, il risultato è un disastro: le opere presentano un aspetto estremamente disdicevole. Il secondo metodo è detto a mano forzata: la lotta fra due volontà produce una notevole deformazione dell'istinto dell'accoppiamento che risulta totalmente informe; si scorgono macchie o lacerazioni di carta."
("Stesura a due mani", -Frau Teleprocu-, R.Wilcock-F.Fantasia)

mercoledì, gennaio 23, 2008

Elementanzioni

Bandiere kome Gabbie.

Orge spettrali. Kanoni inversi in kalamitazioni kolme e kolanti, kalkate e kalkanti.

Acqua. Mare. Attrazioni e Astrazioni a Tratti Distratti.

Terrazze dirompono su quieti dirupi di ginestra, squame, burroni e kartine, rinkorse e salti di palo, fraske di rosmarino, singhiozzi di merito, kadute e voli, salti senza rete e voli oltre questa; graffiti e deja vu, kontorsioni e ghiaccio, pieghe, kolla, kollante e rullante, kassa, kontrokassa e violoncello, battere e levare, levare per mettere, andare per tornare, elezioni senza elettori ed eletti dialetti letti voluti in diletti letti indorati da asinkronie di marea.

Riot Quantiko in Paradigma di Systema.

Siedo e annodo linee di orizzonte in bikkieri di polikromie.
Torre di sfondo. Arrokko vibrazioni di kolore e mastiko nuvole di vetro.
Kado ogni volta ke mi siedo e kado ogni volta ke non kado.

Gabbiani stuprano cieli improbalpabili ebbri del potere di decider nella voluttuosità del kogliere e del momento, in umori kadenzati, in danze immobili, se farsi anatema o amante. Sogno unghie metallike su barattoli di sogni, tintinnar di falangi e bankettar di parole. Pentatonike negli spiccioli dell'onde e fomentatori dell'inquietudine dissertar di sale nell'ombra dell'acqua nell'acqua. Akrobati delle predestinazioni e kolletti bianki della volontà derisa.

Sobbalza il quadro, dissolve, kompone. L'Acqua è una biglia tra kiglia e konkiglia, skaglia la sveglia per miglia e miglia, lascia e ripiglia, spariglia, skompiglia, Fuoko di paglia prende ke è una Meraviglia, veglia la soglia. Voglia.

Scivoli antitetici e antigravitazionali in parallele opposte e komposte, tentate riposte, finite risposte.
Furiosi cilindri di Vento in una bonaccia estatika, dentro e fuori in kollimante kollisione, kollasso e implosione. Fucina di strappi nel palmo di mano e baritonali flessuosi e fluenti arrampikano il sole ke, ormai skomparso, può essere intuito. Flussi di koscienza.

Ventre di skiuma, sobillar di sabbia, grakkiar di skoglio, ventriloquar d'anfratto, skrikkiolar di brezza, frusciar di legno, sordità d'alga, frustar di ciottolo e postillar d'onda. Ritmike, korde, fughe fuggenti da spiagge e lustri passati da poko, fuggir per esser cerkato, restare per skappare, skappare per skappare, inkappare in fughe e sublimazioni di queste. Quindici anni a koltivar inquietudini per sillogismi, assonanze, allitterazioni e konsonanze dal dono di sintesi. Inverno. Libertario kova alibi di freddo e spazio per gabbiani reietti, e gabbiani. E reietti.


"To put meaning in one’s life may end in madness,

But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire
It is a boat longing for the sea and yet afraid." E.L.M.

lunedì, gennaio 21, 2008

"Contengo in me 1 bestia,1 angelo e 1 pazzo"


Mi ci vogliono dieci paradossi

Per ricomporre in me una verità,
Dieci radici contorte che si accoppiano
Dentro la terra per fare una radice unica
Che spingendo da sotto i suoi germogli verdi
Non strangoli la luce; e non potrà tradurre
La verità dal mormorio epilettico notturno,
Come mai le radici potranno consentirsi
Di generare il frutto finchè vita e morte
Non siano cancellate, il primo e l’ultimo
Dei paradossi non siano cancellati.

E poichè sono un uomo, il paradosso insiste:
Sono l’unico uomo che vive fra gli spettri,

L’unico spettro a vivere fra gli uomini;

Sono l’unico eletto, e l’unico negletto fra le nebbie.
C’è in me la sfrontatezza dell’uomo e della donna,

E tuttavia ho recitato la parte dell’eunuco
A tutte le passioni, non avendo sesso

E tutti i sentimenti raggelati.

Finchè la vita è morte non ci sarà ragione,

Finchè la vita e la morte non si uniscano.


Dylan Marlais Thomas, Poesia 39

sabato, gennaio 19, 2008

Intuizioni Appese al Pennello

Wiggle, wiggle, wiggle like a gypsy queen,
Wiggle, wiggle, wiggle all dressed in green,
Wiggle, wiggle, wiggle 'til the moon is blue,
Wiggle 'til the moon sees you.

Wiggle, wiggle, wiggle in your boots and shoes,
Wiggle, wiggle, wiggle, you got nothing to lose,
Wiggle, wiggle, wiggle, like a swarm of bees,
Wiggle on your hands and knees.

Wiggle to the front, wiggle to the rear,
Wiggle 'til you wiggle right out of here,
Wiggle 'til it opens, wiggle 'til it shuts,
Wiggle 'til it bites, wiggle 'til it cuts.

Wiggle, wiggle, wiggle like a bowl of soup,
Wiggle, wiggle, wiggle like a rolling hoop,
Wiggle, wiggle, wiggle like a ton of lead,
Wiggle - you can raise the dead.

Wiggle 'til you're high, wiggle 'til you're higher,
Wiggle 'til you vomit fire,
Wiggle 'til it whispers, wiggle 'til it hums,
Wiggle 'til it answers, wiggle 'til it comes.

Wiggle, wiggle, wiggle like satin and silk,
Wiggle, wiggle, wiggle like a pail of milk,
Wiggle, wiggle, wiggle, rattle and shake,
Wiggle like a big fat snake.

"Dimenati come una regina zingara, tutta vestita di verde, finchè la luna è azzurra, finchè la luna ti vede. Nei tuoi stivali e nelle tue scarpe, non hai niente da perdere, dimènati come uno sciame di api, sulle mani e sulle ginocchia. Dimènati davanti, di dietro, fin là fuori, finchè si apre, finchè si chiude, finchè morde, finchè taglia. Dimènati come una scodella di zuppa, come un cerchio roteante, come una tonnellata di piombo, puoi resuscitare i morti. Dimènati fino a che non sei in alto, fino a che non sei ancora più in alto, fino a vomitare fuoco, finchè sussurra, finchè mormora, finchè risponde, finchè arriva. Come raso e seta, come un secchio di latte, tintinna e trema, come un grosso grasso serpente."

A volte, solo a volte, skopro prose e poesie in ciò ke già konosko.
Appeso ad un pennello e kondannato dallo squadramento dogmistiko dell'arkitettura tradizionale ho speso le mie energie su scelte di playlist ke kondannassero le braccia alla rettitudine e la testa all'antagonismo. E tra famelici spiantati, barkollanti freestyler e katodici metrici, unghieggiando al sussurro di testo ke mi si rendeva komprensibile, ho avuto la pastellata idea di leggere Wiggle Wiggle. Poffarbakko l'intuizioni.

domenica, gennaio 13, 2008

Omaggio a Zeb


Per ki più d'una volta m'ha tolto le parole dal dito

sabato, gennaio 12, 2008

In"IO"izione: Limen\Limes


Annodando gli indizi in grovigli di tre,
bastandone due per mankanza di legge,

alkemika avversa al dogma del gregge,
finisco per dare ankor prova di Me.

Non esistono porte troppo aperte.
Esistono solo troppe porte.
E troppi desideri di varkarne le soglie.
Pur di farlo, in qualsiasi direzione.

No Doors - No Rules

venerdì, gennaio 11, 2008

Umori Bassalenanti

Sandor giocava con la cassetta di legno, ma non è arrivato nessuno. All’ora di merenda pensò che fosse inutile. Nel cortile i galli cantavano, ma non potevano nulla contro il sogno, che era tenace e aveva ragione: era troppo presto. I galli cantano sem­pre troppo presto. A parte questo, fuori non c’era nulla.

Gridi, stelle, nient’altro. E in più tutto era livido come uno schiaffo. Sandor si teneva la guancia. Gli sarebbe pia­ciuto essere un bambino martire. Ma non lo era. Suo padre non lo picchiava mai. Aveva ben altro da fare. Sandor si annoiava. A un tratto si è stufato di quella cassetta di legno. Avrebbe voluto uno schiaffo. Per urlare. Per fare chiasso. Si è messo a insultare suo padre, ma suo padre non si arrabbiava, non era per niente offeso. Non ci si può offendere quando si ha altro da fare. Sandor si sforzò di svegliarsi. Il sogno era noioso. Non era neppure un incubo.

Il sogno era un’isola deserta. Un’isola veramente deser­ta, dove non c’è nulla da fare.
Suonò una sveglia.
Sandor si mise a sedere sul letto, sbadigliò. E improvvisamente ricordò che sua madre era morta.

Uscì nel cortile. Vide i galli.
La cassetta di legno. Tutto ciò che voleva vedere.
L’erba, l’uccello, il sole.
Era la sua prima giornata in quei luoghi sconosciuti.

Uno dei ragazzini è venuto a chiamarlo.
Sandor non voleva vederlo.
Ma quando l’altro gli ha parlato, Sandor non ha potuto fare a meno di alzare lo sguardo.

Eppure aveva detto una sola parola:
- Vieni.

Sandor lo guardava. Era un bel bambino. Il bambino gli sorrise:
- Mi trovi bello, vero? Tutti mi trovano bello. Ma per me fa lo stesso. Non provo più alcun fastidio. Ci sono abituato.
- Ti voglio bene, - disse Sandor.
- Lo so, - rispose il bambino. - Un giorno sarò tuo figlio. Ma prima devo morire.
- Sì, - disse Sandor, - parlami ancora.
- La persona che amo di più è mio fra­tello, - continuò il bambino. - Lo amo più di tutti gli altri messi insieme, più di me stesso.
- Perché? - domandò Sandor.
- Non so. Lo guarderai e capirai perché lo amo.
- Parlami ancora, - disse Sandor.
- Dovresti venire a mangiare, - disse il bambino.
- Non ho fame.
- Se non mangi diventerai pallido e mala­to, e tutti saranno tristi.
- Anche tu? - domandò Sandor.
- No, io no. Io non posso essere triste, per­ché una cosa mi consola dell’altra.
- Presto mangerò, - disse Sandor. - Forse domani, o già questa sera.

Il bambino lo guardava con i suoi grandi occhi grigi.
- Parlami ancora, - disse Sandor.
- No, sei tu che devi parlare. Io non ho niente da dire. Per me la vita è semplice e bella.
- Bella? - disse Sandor.
- E semplice, - disse il bambino.
- Ma che ne sai tu della vita? - gridò Sandor con rabbia improvvisa. - Preferirei che adesso te ne andassi!

Il bambino si è alzato:
- Davvero vuoi che me ne vada?
- No, resta, non fa niente, comunque sia è troppo tardi.

Agota Kristof, -Dove sei Mathias?-.

mercoledì, gennaio 09, 2008

MindPatchwork

«Come fai a sapere che sono matta?»
disse Alice.
«Devi esserlo per forza»
disse il gatto.
«Altrimenti non saresti qui».

L. Carroll "Alice Nel Paese delle Meraviglie"


"Dal silenzio delle cose non dette
al silenzio delle cose taciute

alle promesse regalate telepaticamente,
risa mute,
scegli il momento per non parlare,
risparmia il fiato e lasciati capire"

99 Posse,
Quello che sei per me

sabato, gennaio 05, 2008

The Wan Stars Danced Between


And soon I heard a roaring wind:
It did not come anear;
But with its sound it shook the sails,
That were so thin and sere.

The upper air burst into life!
And a hundred fire-flags sheen,
To and fro they were hurried about!
And to and fro, and in and out,
The wan stars danced between.

And the coming wind did roar more loud,
And the sails did sigh like sedge;
And the rain poured down frome one black cloud
The Moon was at its edge.

The tick black cloud was cleft, and still
The Moon was at its side:
Like waters shot from some high crag,
The lightning fell with never a jag.
A river steep and wide.

The Rime of the Ancient Mariner, Samuel Taylor Coleridge

giovedì, gennaio 03, 2008

SinghiozzoDiKaos

"Gli ormoni in armonia, mia follia, nella casa della grande sovversiva fantasia; arriva il benessere e brilla, amo stare con chi quando parla, parla e ascolta e non strilla. Una candela trema, il tempo mi abbandona, anche senza occhiali vedo un sottofondo viola. Mi sorprendo disponibile al mondo: c'è tempo per il viaggio di ritorno. Eclissi totale - sto a guardare il mio lato lunare- metà scimmia metà aquila reale; si fanno incontri per il bene e il male, nell'attesa taglio il cordone ombelicale. Che succede figli di metropoli franate, stelle del settimo cielo fulminate:

-Volo-

il cervello lo alleno, in volo...
e il destino può baciarmi il culo.

Qui è alto, le strade sono piene, chi mi vuole bene va e viene va e viene poiché sono il viaggiatore e ho un senso della fine come trasformazione.

Tra Merlino e Marx per me la scena torna graditacome dopo una rapina riuscita: ho fiducia accanita in una storia bandita da tutte le bugie di una vita. Il tempo è così poco, il mondo troppo grande: io assimilo arte, affronto la mia parte nella notte immensa, nella sopravvivenza nel paradiso della mia coscienza: da più di quindici anni ai margini del codice penale è un bene andare tra il legale e l'illegale, da leale, mi spezza e ricompone, chi non obbedisce al suo desiderio piano piano muore.

Qui è alto, le strade sono piene, chi mi vuole bene va e viene va e viene poiché sono il viaggiatore e ho un senso della fine come trasformazione.

Lascio in alto l'istinto, lascio dire al non detto, lascio il dubbio e la fame di annientamento; pulito, un incendio tra le acque del mare, sono quise ci sei avrò motivi per guardare e immaginare me lì per sempre addormentarmi per sempre o per niente, vivo nel presente un sognatore di assoluto: lo volevo e l'ho avuto.

Dedicato a una regina dei fiori, a una tavola tra pari, ai liberi da ordini continui di cattura da sentirsi esseri umani; all'armonia, all'erba, a ogni paranoia persa fumando alla prossima partenza.

Qui è alto, le strade sono piene, chi mi vuole bene va e viene va e viene poiché sono il viaggiatore e ho un senso della fine come trasformazione."

Viaggiatore, Banditi. Assalti Frontali

Nota al testo: Leggo ciò ke konosko per skoprire ankora una volta, nei nodi delle parole kredute-sapute, ke Kaso e Kaos a volte sono appunto indissolubili.

mercoledì, gennaio 02, 2008

PindarikaMente

Attraversò il korso del presente estatiko al passo del non akkorgersi, mordendo petali di dovuto sgranò kollane di predestinazioni. La notte brandiva i rikordi skagliandoli in una danza immobile di tepore e lancinante apatia; mastikando spruzzi di nuvole, vortikando in deliri d'ombra e sussulti di thè perkorse il buio . Il buio lui.
Dondolavano komplici i sogni appesi ai kavi elettrici, sottendevano altalene d'umore, sottostavano a korpulenti cieli gelidi e dissolvevano nello scivolare greve del tempo, dello spazio e delle korrenti vettoriali. Sinuose le dita del freddo lasciavano parallele identike sul konfine del kollo, il kappuccio perkosso e rissoso dibatteva sobillante kome fosse stato al kontempo bramante e bramato.

Lo stomako di quella stessa notte trattenne un lungo respiro attendendo ke il senso delle kose tornasse ad annebbiare i profili fedeli d'una città mai desta. Lui respirò i passi dell'immobile, i cerki dell'assenza, l'assenza del cerkato; giokando a perdersi skoprì di sorprendersi ankora per la sorpresa della skoperta. Le dita annodarono gioki di sovversione attorno al kolore, il freddo digrignava spirali d'estasi e i rumori, assaltati kome una diligenza, ondeggiavano spersi tra dardi di vuoto e alette d'ombra.

Infido grigio d'ankora dibatteva sul bordo dei miei pensieri e lancinanti e koagulate, alienate e perfide, kadevano le goccie del tempo sospeso tra lucido nonsenso. Il giallo, avido trasformista dell'ombra, solka e skava nei brividi del muro, sottrae e dona in un orgiastiko karakollare sotto il peso della gravità. Il rosso, tronfio e gaudente nel dolore (del) morso, postilla l'altro. Il nero affossa e indomito pone konfini a tratti. Passeggiò allora all'indietro, perdendosi nei labirinti lineari del kòmpito kompìto kompiuto. Kompunto.

Tintinnarono sordi i tonfi dei suoi pensieri.

- Forse Allende ha sognato troppo? - mi chiese.
- Non si sogna mai troppo.
- Non si può fare politica e poesia nello stesso tempo - postillò lei.
- Al contrario: è imprescindibile fare politica e poesia. Quando un rivoluzionario non è un poeta finisce per essere un dittatore o un burocrate, un traditore dei propri sogni...

Fu un attimo in kui il tempo stesso non ebbe più senso. Fu attraversato, trafitto, lancinato. Rabbia e desiderio inkoronarono i bordi della bokka e pensò, solo per quell'istante, a traiettorie perse nello stringersi del gioko. 5 pastelli kiusi in un pugno, morbido e ineluttabile apostrofo d'infante, nel pugno del delirio ke annoda perkorsi imprevedibili. Tesi i tendini, morbide le falangi nell'impeto del disegno. E liquide spirali di kolore svuotano il bianko sterile della karta, il ripetersi incestuoso dei giorni, i brividi del buio, i fianki sionuosi e impavidi del solito.

- Forse Allende ha sognato troppo? - mi chiese.
- Non si sogna mai troppo.

Fece del Cielo mantello e del Vento sorriso. Dissolvendo il buio d'una notte nel palmo della sua mano, naskondendo il singhiozzo di sogno nella trasparenza d'ombra del nonsenso.

(Da La Danza Immobile, Manuel Scorza)