giovedì, novembre 09, 2006

Messaggi a livello



I passaggi a livello.
A suo modo affascinanti direi. Barre vuote e diligentemente dipinte, parallele tra se, al cielo e alla terra. Segmenti limitati e limitanti. Lievitano e tracciano i tempi di passo per esseri ormai inabili a perkorrere strade non già asfaltate, nel non seguire orme tracciate, sognanti di perdersi. Krocikki binario-pneumatici tracciano forme imperfette su perkorsi imperfetti. La lokomotiva ke violenta l'auto nei suoi tempi; e ciò può starci. Nella kaotika korsa inversa al produttivismo la makkina domina la makkina, il numero sul numero, il metallo sul metallo. L'inerziale spinta "pendolare" domina l'individualismo skiavizzato del rinkasare. L'uomo oltrepassa la makkina. Esile e dinamiko nella kontrapposizione bilanciata di corpo e bici risale la koda il vekkio. Ingabbiato e automutilatosi di kollo in nome del trapuntato, goffamente giunge sull'invalikabile destino di uomo-makkina-sbarra. Una mente pensante. Il perikolo su rotaia. La legge. Guardo l'immagine graffiandola kon lo sguardo liquido della sovversione. Prekoncetto, dogma, sbarra e metallo. Istinto e okkasione. Non mi è difficile e di questo sorrido. La testa ke oltrepassa la sbarra. L'okkio ke korre lungo i binari. Vettoriali stavolta. E infallibili. La forza distruttrice della lokomotiva skiava della sua binaria previdibilità. Osservo avido il gesto "devotivo" alla struttura, irriverente nell'essenza, sakrale nel tempo cikliko della ripetizione, sinuoso nelle forme. Inklinazione: piega la bici. Flessibilità. La leggerezza del volo pedalato konnaturata in umana e solare proporzione alla massa muskolare. Un falso inkino dove il manubrio inginokkiato all'altare della makkina scivola in un limbo di novembre sotto la sbarra. Kollaborazione. Ciò ke sorresse la mano destra lo fece la sinistra. La presa passa dal manubrio al sottosella. Nessuna incertezza. Interazione. Ciò ke sorresse la bici fu sorretta da essa. Accigliato in movimenti ke poko tempo prima non kostituivano sforzo il vekkio passa la sbarra aggrappato all'aggrappato. Uomo e bici nella terra di nessuno. O della makkina. Eretto adesso, in preda di venti immobili, in flagrante di reato, sbadiglia kompunto dividendo l'apertura orale in entrambe le direzioni. 7 passi. La distanza. Ossequiosamente e legalmente imperkorribile. La morte forse? L'ombra. Nient'altro ke essa. La sovversione stessa. Ombra nell'inkinarsi al systema ke abbatteva. Impavida nei 7 passi tra il legale e l'illegale. Pura nel moto sossultorio della non fuga. Sorrido.

17 commenti:

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