A volte le parole si svuotano di ogni senso. Uscendo per aritmia cerebrale. Per un senso di profonda inadeguatezza che il più delle volte è un retaggio mentale. A volte i silenzi parlano, altre vorremmo che parlassero di qualcosa. Quando devi salutare un compagno il più delle volte quel silenzio sibila.
Non è questo il caso.
Ho camminato per le strade di un mondo imperfetto, continuo a farlo. E in ogni passo, instabile come la rabbia o l'alienazione, come un reflusso di una incapace modalità di adattamento, ho visto passarmi davanti persone di cui oggi stenterei non solo a ricordar il nome ma anche il senso.
Di tutto il resto, del mondo che non appartiene al mondo, del mondo che mi appartiene, ho imparato il senso del piacere del conoscere. Quell'irrazionale senso di privilegio che sta nell'aver condiviso parole e che da una parola, o un sorriso sotto i baffi, davano il senso della condivisione.
Ciao Enzino.
Senza altro dire.
"Brindo alle donne che non ho conosciuto, alle banche che non ho ancora assaltato, ai nipoti che non ho mai avuto. Brindo ai compagni di un tempo, e alle loro ossa che biancheggiano al sole..."
Paco Ignacio Taibo II, cuatro manos