Quand'ero ankora pikkolo decisi di konfrontarmi kon me stesso giorno per giorno. Probabilmente l'ennesima vokazione all'esser kontro ogni koerenza, ogni konkreta e ossequiosa devozione alla linearità kostipata. L'arte della programmazione e della skadenza relegata ad apparente ruolo marginale di konfronto interiore; un dettarsi regole kui non trasgredire per dimostrarsi ke l'esteriorizzazione del rifiuto fosse una scelta konsapevole e kosciente. Kredevo fosse la sublimazione dell'eccezione, vedendo me stesso al centro di questa. Ovviamente le kose spesso ci sfuggon di mano, le kreture della mente prendono vita propria, si allineano a sceneggiature lise dall'usura dell'umanità. Non mi son sottratto ed oggi ne pago il prezzo. Ho fatto di me una kavia. Il rispetto della sfera di libertà altrui, sfere amorfe kui il prossimo ha scelto koattamente o koscientemente di relegarsi, m'han trasformato in kreatore e kreatura. Kominciai kome ogni novizio kon la sperimentazione massiccia: l''arte dell'intaglio e dell'incisione, l'uso di mekkanismi di leva e pressione, inklinazione e fessura sono pratike ke s'acquisiskono kol tempo e ke diventano morbose e autoinfliggenti solo con la pratika, gl'esordi son dedikati ad altro. Kolpi di skure, ke già in se portavano la beffa del buio deklinatamente registrata nel doppio signifikato di sostantivo e aggettivo. La sorte volle dare il suo kontributo, abbattendosi in skadenze inquietanti su un'infanzia serena solo per mankanza di kapri espiatori e in latitanza dell'uniko sospetto, il Kaso, ke già avevo scelto di rifiutare. Sorriso da Giullare per devozione di vita. Kredersi eletto fu soltanto il primo, palpabile, segno di follia non parafrasata. I miei deliri di onnipotenza probabilmente kominciarono in quel periodo: skoprirsi affiankati da una sorte più sadika di quanto la mia mente potesse fu un Bacio d'Ombra. Un adolescente ke frequentava koetanei e amoreggiava kon Donna Eterna. Il Bacio d'Ombra. Ne porto ankora adesso gl'effetti addosso o forse solo adesso. Anke -reietto- fu una parola ke skoprii allora. In effetti, ankora una volta, mostrai la presunzione kromosomika ke m'affliggeva imponendomi una kondizione ke il mondo esterno non aveva mai dato segno di sentenziare. Tuttavia io avevo ankora bisogno di far pratika d'ascia, dissotterrandola quotidianamente, operandomi, attento a non recidere le arterie vitali ma neppure pekkando di indecisione, ke le cikatrici sprecise non mi son mai piaciute. Kol tempo affinai le mie arti incisorie. Skoprii utensili più evoluti, sostanze e unguenti ke favorivano le incisioni, la molatura kome lavoro certosino, le forme morbide e taglienti al kontempo. Conobbi altri incisori. In effetti poki furono quelli di kui rikordo ankora la faccia. Più ke altro falegnami sommari ke rateizzavano le proprie sofferenze rispondendo alle rikieste di merkato, restauratori ke prestavano i propri talenti per cesellare dolori tardo impero e abbattitori. Un gran numero di beceri boskaioli. Avevo tutt'altro talento e giravo kon il temperino nello zaino. Facevo lavori d'improvvisazione su me stesso kreando bozzetti di parole su sbuffi di prato e notte; fingevo di non vedere la kritika d'arte ke tratteneva lakrime e sorrisi in korso d'opera, recitavo la parte di pittori letti ad immagini e konoscevo i primi orgasmi. Forse avevo appreso talmente bene il kopione ke non m'akkorgevo neppure di farlo e debbo dire ebbi eccellenti recensioni in verità.
Oggi. Oggi porto addosso le cikatrici del mio lavoro. Ogni cikatrice, stentando a trovar spazio per nuove kreazioni. Anestetizzato. Ekko kome mi sento. Aggrappato ad una sedia a dondolo inkiodata ad un portikato di legno affacciata sull'unika notte ke desidero. Una ricerka di squilibri gravitazionali impediti.
Oggi. Oggi porto addosso le cikatrici del mio lavoro. Ogni cikatrice, stentando a trovar spazio per nuove kreazioni. Anestetizzato. Ekko kome mi sento. Aggrappato ad una sedia a dondolo inkiodata ad un portikato di legno affacciata sull'unika notte ke desidero. Una ricerka di squilibri gravitazionali impediti.