giovedì, novembre 22, 2007
Marea Errante
Errando.
Nel vagar senza
meta del Kaso
o scegliendo koscienti
l'errore del Kaos.
La Follia presenzia.
Giunge il giorno
appena passato.
Passaggi a livello
karakollano
tra vikoli cieki
e lampioni muti.
Derrate mentali
kome fragorosi granai
sottendono ed implodono.
Skorte in arkivio
di metikolose improvvisazioni
dissertan di sè
e d'altre sciokkezze.
La notte ormeggia
impronte d'arancio
su banchine di Vento.
Piego Vele smeraldo
nel krepitio
di pianeti e gatti
mentre il Mare abbaia
versi di kristallo.
Siedo liquido e
annodo perline d'ambra
al cielo kobalto,
il mio sonno tintinna,
mordo singhiozzi metallici
ke tornano aquiloni.
Silento.
E silentando diko,
ripeto e dimentiko.
Rikordandomi di dimentikare.
Kon intermittenze
ormai irrisorie
su tempi ke non han misura.
Alkimia.
Nient'altro
ke l'ennesimo
prestanome
della Follia.
venerdì, novembre 16, 2007
Egoritratto
Parla La Follia:
Qualsiasi cosa dicano di me i mortali - non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata per bocca anche dai più folli - tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli Dèi e gli uomini. Non appena mi sono presentata per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità. D'improvviso le vostre fronti si sono spianate, e mi avete applaudito con una risata così lieta e amichevole che tutti voi qui presenti, da qualunque parte mi giri, mi sembrate ebbri del nettare misto a nepènte degli Dèi d'Omero, mentre prima sedevate cupi e ansiosi come se foste tornati allora dall'antro di Trofonio. (...) Nessuno, perciò, si aspetti da me che, secondo il costume di codesti oratori da strapazzo, definisca la mia essenza, e tanto meno che la distingua analizzandola. Sono infatti cose di malaugurio, sia porre dei confini a colei il cui potere è sconfinato, sia introdurre delle divisioni in lei, il cui culto è oggetto di così universale consenso. D'altra parte perché una definizione, che sarebbe quasi un'ombra e un'immagine, quando potete vedermi con i vostri occhi?
(...)
E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!
(...)
Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata ad un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: "Odio il convitato che ha buona memoria". Oggi ce n'è un altro: "Odio l'ascoltatore che ricorda". Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.
Da Elogio alla Follia, Erasmo da Rotterdam
Qualsiasi cosa dicano di me i mortali - non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata per bocca anche dai più folli - tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli Dèi e gli uomini. Non appena mi sono presentata per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità. D'improvviso le vostre fronti si sono spianate, e mi avete applaudito con una risata così lieta e amichevole che tutti voi qui presenti, da qualunque parte mi giri, mi sembrate ebbri del nettare misto a nepènte degli Dèi d'Omero, mentre prima sedevate cupi e ansiosi come se foste tornati allora dall'antro di Trofonio. (...) Nessuno, perciò, si aspetti da me che, secondo il costume di codesti oratori da strapazzo, definisca la mia essenza, e tanto meno che la distingua analizzandola. Sono infatti cose di malaugurio, sia porre dei confini a colei il cui potere è sconfinato, sia introdurre delle divisioni in lei, il cui culto è oggetto di così universale consenso. D'altra parte perché una definizione, che sarebbe quasi un'ombra e un'immagine, quando potete vedermi con i vostri occhi?
(...)
E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!
(...)
Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata ad un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: "Odio il convitato che ha buona memoria". Oggi ce n'è un altro: "Odio l'ascoltatore che ricorda". Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.
Da Elogio alla Follia, Erasmo da Rotterdam
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