Vi siete mai kiesti kome sarà il vostro funerale?
A volte ci penso. Al mio intendo.
Il solito egocentrismo, kredo. Impermeabile e cinikamente inkline a perversioni lugubri, kui la naturalezza della konsiderazione fa da kontraltare allo spirito di sopravvivenza, immagino e visioneggio la folle fauna ke finirebbe per aggrovigliarsi attorno a quel korpicino ke avrò abbandonato kon tanta nostalgia.
Kredo ke si possano kapire molte kosa da ciò ke uno si lascia dietro. E se la morte è il viaggio ultimo, allora kredo non sia idiota iniziare da adesso un'amniocentesi sul parko zoologiko sociale ke ha aggregato la nascita della mia morte.
In testa verrebbero i parenti, arroganti e tronfi nei loro pesunti diritti di sangue ke non ho mai rispettato prima e accettato dopo. Rigidi e intekkeriti nei kostumi ke il karnevale mortuario ha traformato in nero mantenendo maskere cerulee. Qualkuno piangerebbe ed altri, assorti nel marmoreo disinkanto della morte, bofonkierebbero i sakrali riti della banalità. Due ne soffrirebbero e a quelli dediko il mio tempo.
Solidali e affranti in skakkiere di stoffa gli amici di famiglia. Emuli austeri dei parenti primi non farebbero altro ke abbassare il kondizionamento umorale da High a Normal e piangerebbero lakrime standard per amici standard in kondizioni standard. Dal basso kontinuerò a non sopportare di vederli.
Fedeli e intokkabili, terza skiera kampanilistikamente inkordonata, i conoscienti di lunga data e quasi mai d'infanzia ke s'arrogano il diritto di fratellanza kome una skadenza anagrafika. Spersi e annodati tra aneddoti persi nell'etere del tempo. Konsiderazioni sulle spekulazioni del narkotraffiko e dei kontorsionismi sentimentali ke implika il far parte di selvaggi gruppi d'adolescenti quando l'ormone surfa sugli eccessi.
Morbida e flessuosa l'onda inutile e skollegata dei restanti, avvolta in grigiori pastello, in invadenti e fragorosi silenzi. Konoscenti dei parenti, parenti dei konoscienti, inkoscienti skonosciuti pietisti, koscienti skonosciuti solidali e invidiosi, kreditori di pegno, di testa e di pancia, allibratori della sopravvivenza, alligatori rampanti dalle sporgenti narici farcite, bekkini per volontariato, romantici adoratori di sorlela morte, pittori affogati nella tavolozza degli psikofarmaci, suadenti oratori inkompiuti, marmorei blokki familiari in sessione plenaria, amanti in kontumacia, gelide alkimie frastornate, kapezzoli apolidi, frankitiratori dell'okkasione sociale, insoddisfatti lettori d'annunci mortuari, strassi lakrimevoli e sorridenti infanti.
Ma ciò ke finirei per lasciarmi dietro una volta abbandonata la karnalità non sarebbe certamente un flessuoso dinokkolarsi di apatici produttivisti. E allora guarderei ki non c'è riskoprendo la fratellanza, assorto e sorridente nella latitanza sovversiva di ki non può ke starmi akkanto ovunque.
A volte ci penso. Al mio intendo.
Il solito egocentrismo, kredo. Impermeabile e cinikamente inkline a perversioni lugubri, kui la naturalezza della konsiderazione fa da kontraltare allo spirito di sopravvivenza, immagino e visioneggio la folle fauna ke finirebbe per aggrovigliarsi attorno a quel korpicino ke avrò abbandonato kon tanta nostalgia.
Kredo ke si possano kapire molte kosa da ciò ke uno si lascia dietro. E se la morte è il viaggio ultimo, allora kredo non sia idiota iniziare da adesso un'amniocentesi sul parko zoologiko sociale ke ha aggregato la nascita della mia morte.
In testa verrebbero i parenti, arroganti e tronfi nei loro pesunti diritti di sangue ke non ho mai rispettato prima e accettato dopo. Rigidi e intekkeriti nei kostumi ke il karnevale mortuario ha traformato in nero mantenendo maskere cerulee. Qualkuno piangerebbe ed altri, assorti nel marmoreo disinkanto della morte, bofonkierebbero i sakrali riti della banalità. Due ne soffrirebbero e a quelli dediko il mio tempo.
Solidali e affranti in skakkiere di stoffa gli amici di famiglia. Emuli austeri dei parenti primi non farebbero altro ke abbassare il kondizionamento umorale da High a Normal e piangerebbero lakrime standard per amici standard in kondizioni standard. Dal basso kontinuerò a non sopportare di vederli.
Fedeli e intokkabili, terza skiera kampanilistikamente inkordonata, i conoscienti di lunga data e quasi mai d'infanzia ke s'arrogano il diritto di fratellanza kome una skadenza anagrafika. Spersi e annodati tra aneddoti persi nell'etere del tempo. Konsiderazioni sulle spekulazioni del narkotraffiko e dei kontorsionismi sentimentali ke implika il far parte di selvaggi gruppi d'adolescenti quando l'ormone surfa sugli eccessi.
Morbida e flessuosa l'onda inutile e skollegata dei restanti, avvolta in grigiori pastello, in invadenti e fragorosi silenzi. Konoscenti dei parenti, parenti dei konoscienti, inkoscienti skonosciuti pietisti, koscienti skonosciuti solidali e invidiosi, kreditori di pegno, di testa e di pancia, allibratori della sopravvivenza, alligatori rampanti dalle sporgenti narici farcite, bekkini per volontariato, romantici adoratori di sorlela morte, pittori affogati nella tavolozza degli psikofarmaci, suadenti oratori inkompiuti, marmorei blokki familiari in sessione plenaria, amanti in kontumacia, gelide alkimie frastornate, kapezzoli apolidi, frankitiratori dell'okkasione sociale, insoddisfatti lettori d'annunci mortuari, strassi lakrimevoli e sorridenti infanti.
Ma ciò ke finirei per lasciarmi dietro una volta abbandonata la karnalità non sarebbe certamente un flessuoso dinokkolarsi di apatici produttivisti. E allora guarderei ki non c'è riskoprendo la fratellanza, assorto e sorridente nella latitanza sovversiva di ki non può ke starmi akkanto ovunque.
Parole e vento annodate assieme:
"Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte ..." (A.Ginsberg da -L'urlo-)