venerdì, novembre 16, 2007

Egoritratto

Parla La Follia:

Qualsiasi cosa dicano di me i mortali - non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata per bocca anche dai più folli - tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli Dèi e gli uomini. Non appena mi sono presentata per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità. D'improvviso le vostre fronti si sono spianate, e mi avete applaudito con una risata così lieta e amichevole che tutti voi qui presenti, da qualunque parte mi giri, mi sembrate ebbri del nettare misto a nepènte degli Dèi d'Omero, mentre prima sedevate cupi e ansiosi come se foste tornati allora dall'antro di Trofonio. (...) Nessuno, perciò, si aspetti da me che, secondo il costume di codesti oratori da strapazzo, definisca la mia essenza, e tanto meno che la distingua analizzandola. Sono infatti cose di malaugurio, sia porre dei confini a colei il cui potere è sconfinato, sia introdurre delle divisioni in lei, il cui culto è oggetto di così universale consenso. D'altra parte perché una definizione, che sarebbe quasi un'ombra e un'immagine, quando potete vedermi con i vostri occhi?
(...)
E, tanto per cominciare, chi non sa che la prima età dell'uomo è per tutti di gran lunga la più lieta e gradevole? ma che cosa hanno i bambini per indurci a baciarli, ad abbracciarli, a vezzeggiarli tanto, sì che persino il nemico presta loro soccorso? Che cosa, se non la grazia che viene dalla mancanza di senno, quella grazia che la provvida natura s'industria d'infondere nei neonati perché con una sorta di piacevole compenso possano addolcire le fatiche di chi li alleva e conciliarsi la simpatia di chi deve proteggerli? E l'adolescenza che segue l'infanzia, quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!
(...)
Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo essermi abbandonata ad un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. Un vecchio proverbio dice: "Odio il convitato che ha buona memoria". Oggi ce n'è un altro: "Odio l'ascoltatore che ricorda". Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia.

Da Elogio alla Follia, Erasmo da Rotterdam

4 commenti:

  1. Non concordo col fatto che la prima età dell'uomo sia la più lieta e gradevole... quanto all'adolescenza poi... stenderei un velo pietoso...
    Del resto una folle come me non può che essere in disaccordo anche con la Follia stessa...la quale tra l'altro mi odia sicuramente, essendo proverbiale la mia ottima memoria...
    Commento inutile.. ma avevo voglia di scrivere.. bacio...

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  2. Tutti dovremmo essere un po' pazzi, per essere più liberi. Il che non significa dissennati o dementi, ma estrosi, tolleranti, anticonformisti, immuni da pregiudizi. Ci sottrarremo così alle false convenzioni, non subiremo gli sciocchi tabù, ci ribelleremo alle effimere mode, penseremo insomma con la nostra testa. Nessuno è più patetico di chi,per paura di uscire dal gregge, va dove non vorrebbe andare, fa cose che non vorrebbe fare, dice cose che non vorrebbe dire. Avere il coraggio di essere diversi non contraddice l'impegno di essere noi stessi. Chi verifica di persona quello che i più accettano in modo acritico, sarà erasmianamente folle, cioè saggio.
    Se non agli occhi miopi e cisposi della massa, a quelli di un'élite che vuol distinguersi non per emergere e prevaricare, ma per adempiere con coerenza i propri compiti, presupposto di quella libertà che i veri pazzi definiscono follia.

    Ali.

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  3. FRANK DRUMMER (Un Matto)

    Fuori di una cella in questo spazio oscurato -
    la fine a venticinque anni!
    La mia lingua non riusciva a pronunciare ciò che si agitava dentro di me
    e il villaggio mi prese per matto.
    Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
    un alto e urgente proposito nella mia anima
    che mi spingeva a cercare di imparare a memoria
    L'Enciclopedia Britannica!.

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  4. Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina; di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia: una morte pietosa lo strappò alla pazzia...

    De ANDRE' (Un Matto)

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