domenica, novembre 16, 2008

"... a boat longing for the sea"

A Cèsar Calvo Ringraziandolo di Essere Qui

"In principio l’uomo abbandonava i suoi morti.
Cinquantamila anni fa cominciò a scavare tombe.
Sulla pelle delle caverne incise i suoi timori bellissimi:
scoprì la poesia.

Per questo siamo qui,
a disperdere parole contro il cielo indifferente.
Cecilia, mia figlia, gioca coi suoi anni:
quattro ciottoli colorati.
La vita scorre tanto in fretta, César, che una sera
la guarderemo uscire verso il parco
e rientrare bellissima donna.

È così, César, la vita fugge tanto in fretta
che uno di questi giorni dovremmo cercare di dire la verità.
Per favore, che trovata.
Il maggiordomo ha ordini precisi
di chiudere la porta al passato!

Perché giovani aurei,
alla macchia dell’orrore d’America combattevano allora
per un mondo più bello.
Mortalmente feriti cadevano
più che per la mitraglia piagati dai loro sogni.
Belli, nascevano alla morte.
Mentre noi tatuavamo poesie dimenticate
su corpi dimenticati di donne dimenticate.
In balere di terza categoria cauterizzavamo la nostra malinconia
bevendo acquardente che non era Acqua Ardente.

Lenin non apprezzava i poeti:
tagliò grossolanamente una poesia di Majakovskij.
Vladimir Majakovskij si uccise.
Però Lenin si sbagliava: il Che portava nel suo zaino
versi crivellati di León Felipe
e Javier Heraud portava una tua lettera nella sua giacca.
L’impietoso fiume Madre de Dios trascinò il suo corpo,
il tuo corpo, il mio corpo, la nostra giovinezza crivellata, tutto.
Però la vita fluisce più in fretta del fiume Madre de Dios.
Impossibile erigere un mondo nuovo
senza sbarcare nelle Indie intraviste nei nostri sogni!
Una rivoluzione che è solo una rivoluzione non è una
rivoluzione.
Bisogna rovesciare tutto, bisogna bruciare tutto, bisogna sradicare tutto!
Non permettere che ritorni mai più la stessa realtà,
la stessa famiglia, la stessa acqua, gli stessi genitori, la stessa
luce, la stessa patria, lo stesso futuro, la stessa tristezza, la
stessa religione, lo stesso sole!
Chi si azzarderebbe ad assolverci?
Un’immortale poesia ci assolverebbe.
Però gli anni sono passati e non abbiamo menzionato la Parola Ignea.

La vita è tanto fugace, César, che una di queste sere
uscirai a comprare sigarette
e tornerai a raccontare barzellette alle nostre veglie funebri.
E adesso accetto l’acquavite che mi offri.
Perché malgrado la tristezza, la vita vale la pena:
sono allegro, sono albero, sono su di giri, sono
con i miei amici, sono lampo, sono luce.
Perché l’uomo che è più vicino alla sua morte
che alla sua nascita
ha bisogno urgente di essere felice.

Cinquantamila anni fa, sulla pelle delle caverne,
cominciai a incidere questa poesia.
Per questo sono qui che disperdo parole contro il cielo
indifferente."

Manuel Scorza

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