A volte mi domando se non sia io ad esser distorto.
Mi domando se kontorcermi su me stesso, tirando linee dai due kapi, stringendo nodi, trasformando gomitoli in pietre di tela non sia una follia del tutto personale.
Per un attimo vacillo per poi dimentikare l'incertezza del momento ke non arriva e trovarmi nuovamente kaldo sotto questo paltò stracciato dai morsi.
A volte askolto il -mondo-.
E lo skopro sempre a linee vertikali.
Le gerararikie tracciano i meridiani ed ossequiosi e pazienti gli abitanti del mondo tentano di salirli e discenderli senza domandarsi se gli spostamenti debbano necessariamente essere vettoriali. Pensano di muoversi lungo il mondo, si spostano lungo le rigide skalate ke loro sono imposte senza ke rieskano a percepirle. Il Systema dilaga.
Le sbarre ingabbiano. Ma se il korpo ne rimane skiavo è la visione del mondo ke ne resta sukkube. Piattaforme di kolore artificialmente e vertikalmente tagliate da singhiozzi metallici e talvolta cilindrici, suprema beffa del tatto. Sbarre appunto.
Una korda. Una forka. Un dannato. Uno scellerato. Un genocidio ke spinge la forza di gravità oltre il proprio potenziale. E vedo ciaskuna voce annodarsi all'altra kome fibre tessili, l'un l'altra, annodando un kappio ke nessuno sentirebbe di far suo ma ke ciaskuno kontribuisce a rendere possibile. Kosa ne resta? Nient'altro ke una sottile linea di korda, vertikale.
-Il nulla dilaga-. -Se solo osi avvicinarti io ti dilanio-.
(La storia infinita)
Mi domando se kontorcermi su me stesso, tirando linee dai due kapi, stringendo nodi, trasformando gomitoli in pietre di tela non sia una follia del tutto personale.
Per un attimo vacillo per poi dimentikare l'incertezza del momento ke non arriva e trovarmi nuovamente kaldo sotto questo paltò stracciato dai morsi.
A volte askolto il -mondo-.
E lo skopro sempre a linee vertikali.
Le gerararikie tracciano i meridiani ed ossequiosi e pazienti gli abitanti del mondo tentano di salirli e discenderli senza domandarsi se gli spostamenti debbano necessariamente essere vettoriali. Pensano di muoversi lungo il mondo, si spostano lungo le rigide skalate ke loro sono imposte senza ke rieskano a percepirle. Il Systema dilaga.
Le sbarre ingabbiano. Ma se il korpo ne rimane skiavo è la visione del mondo ke ne resta sukkube. Piattaforme di kolore artificialmente e vertikalmente tagliate da singhiozzi metallici e talvolta cilindrici, suprema beffa del tatto. Sbarre appunto.
Una korda. Una forka. Un dannato. Uno scellerato. Un genocidio ke spinge la forza di gravità oltre il proprio potenziale. E vedo ciaskuna voce annodarsi all'altra kome fibre tessili, l'un l'altra, annodando un kappio ke nessuno sentirebbe di far suo ma ke ciaskuno kontribuisce a rendere possibile. Kosa ne resta? Nient'altro ke una sottile linea di korda, vertikale.
-Il nulla dilaga-. -Se solo osi avvicinarti io ti dilanio-.
(La storia infinita)
Non si ingabbia il pensiero.
RispondiEliminaE' questa la vera forza che abbiamo, il pensiero. Diffonderlo può essere difficile si, ma non impossibile. Anche questo mio scrivere su quello che tu scrivi ne è la prova. Abbiamo a disposizione i mezzi per farlo, oggi più che mai, basta usarli con intelligenza e "non mollare mai".
IO NON MOLLO MAI.
TU NEMMENO PENSO.
DELICE
PS.
poi ci sono altre storie, ma sono altre storie . Sorrido.