mercoledì, gennaio 02, 2008

PindarikaMente

Attraversò il korso del presente estatiko al passo del non akkorgersi, mordendo petali di dovuto sgranò kollane di predestinazioni. La notte brandiva i rikordi skagliandoli in una danza immobile di tepore e lancinante apatia; mastikando spruzzi di nuvole, vortikando in deliri d'ombra e sussulti di thè perkorse il buio . Il buio lui.
Dondolavano komplici i sogni appesi ai kavi elettrici, sottendevano altalene d'umore, sottostavano a korpulenti cieli gelidi e dissolvevano nello scivolare greve del tempo, dello spazio e delle korrenti vettoriali. Sinuose le dita del freddo lasciavano parallele identike sul konfine del kollo, il kappuccio perkosso e rissoso dibatteva sobillante kome fosse stato al kontempo bramante e bramato.

Lo stomako di quella stessa notte trattenne un lungo respiro attendendo ke il senso delle kose tornasse ad annebbiare i profili fedeli d'una città mai desta. Lui respirò i passi dell'immobile, i cerki dell'assenza, l'assenza del cerkato; giokando a perdersi skoprì di sorprendersi ankora per la sorpresa della skoperta. Le dita annodarono gioki di sovversione attorno al kolore, il freddo digrignava spirali d'estasi e i rumori, assaltati kome una diligenza, ondeggiavano spersi tra dardi di vuoto e alette d'ombra.

Infido grigio d'ankora dibatteva sul bordo dei miei pensieri e lancinanti e koagulate, alienate e perfide, kadevano le goccie del tempo sospeso tra lucido nonsenso. Il giallo, avido trasformista dell'ombra, solka e skava nei brividi del muro, sottrae e dona in un orgiastiko karakollare sotto il peso della gravità. Il rosso, tronfio e gaudente nel dolore (del) morso, postilla l'altro. Il nero affossa e indomito pone konfini a tratti. Passeggiò allora all'indietro, perdendosi nei labirinti lineari del kòmpito kompìto kompiuto. Kompunto.

Tintinnarono sordi i tonfi dei suoi pensieri.

- Forse Allende ha sognato troppo? - mi chiese.
- Non si sogna mai troppo.
- Non si può fare politica e poesia nello stesso tempo - postillò lei.
- Al contrario: è imprescindibile fare politica e poesia. Quando un rivoluzionario non è un poeta finisce per essere un dittatore o un burocrate, un traditore dei propri sogni...

Fu un attimo in kui il tempo stesso non ebbe più senso. Fu attraversato, trafitto, lancinato. Rabbia e desiderio inkoronarono i bordi della bokka e pensò, solo per quell'istante, a traiettorie perse nello stringersi del gioko. 5 pastelli kiusi in un pugno, morbido e ineluttabile apostrofo d'infante, nel pugno del delirio ke annoda perkorsi imprevedibili. Tesi i tendini, morbide le falangi nell'impeto del disegno. E liquide spirali di kolore svuotano il bianko sterile della karta, il ripetersi incestuoso dei giorni, i brividi del buio, i fianki sionuosi e impavidi del solito.

- Forse Allende ha sognato troppo? - mi chiese.
- Non si sogna mai troppo.

Fece del Cielo mantello e del Vento sorriso. Dissolvendo il buio d'una notte nel palmo della sua mano, naskondendo il singhiozzo di sogno nella trasparenza d'ombra del nonsenso.

(Da La Danza Immobile, Manuel Scorza)

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