Un Chimico Ermetico.
Nient'altro di ciò che non chiesi d'essere,
di ciò che desideravo.
Anatema d'Ombra
in diacronia di colore
compio l'eludibile,
rendo ipotetico l'inevitabile,
riprendo possesso
nell'abbandono.
Maledicendo giorni insonni
ho vegliato la soglia
del mio laboratorio,
imponendo cardini
a porte senza parete.
Intrecciando rabbia e ragione
ho forgiato
l'essenza stessa
delle uniche sbarre
che m'avrebbero potuto
contenere.
E adesso.
Adesso
che tento di ripristinare
il Caos tra i miei alambicchi,
dischiudendo un notturno
che è sempre stato,
soppalco d'inversi
per cieli senza soffitto;
adesso ascolto il Silenzio
nell'abbraccio del Vento,
dove i sonagli
tornano a non chiedere
più un senso.
Adesso e Non Più.
mercoledì, settembre 10, 2008
E-Vocazione Alchemica
lunedì, settembre 01, 2008
Variabile Salvifika
Disegno finestre kon le dita,
kon la sabbia per palko,
scenografika notte,
cielo per pulpito;
per dar sagome geometrike
a mondi informi
ke ostinatamente mi si
vogliono imporre kome realtà
sokkiudo mosaici
kon devota e abitudinaria
vokazione di mimo.
Non resta molto di kandido,
neppure il bianko di questi guanti,
e nella kaotika fuga dal pudiko
ritrovo spekulazioni
di kolore.
Detesto.
E detestando rikompongo
kandidature al sakro
vento d'Ombra,
disegnando spirali koncentrike,
tornando a dare un senso alle Ali,
rielaborando la distanza komoda
tra me
e un sottomondo ke
torna sfondo per vedute aeree.
Detesto aver avuto bisogno di me.
Per farlo.
Aggredendomi per non lacerarmi,
spekkiandomi per non vedermi.
Detesto ciò ke non ho visto.
Detesto questo squallido gioko
alla rinkorsa della paura
dove kani e karnefici
si skambiano onorifikamente di merito e ruolo,
ora latrando ed ora kacciando.
Sbirri e perifrastike d'ordine,
necessità komposte,
bisogni primari eretti
kol metallo della sbarra,
kol gelo del terrore,
kon la manipolazione del verbale,
kon lo stupro della legalità.
Detesto ki krede.
Ki non koltiva dubbi,
ki ripiega nell'inevitabile,
nel senza scelta.
Ki vorrebbe ma non può, ki potrebbe ma non vuole,
ki non riesce a volere. Ki ha potere.
Ki vuole il potere,
inkapace di elaborarlo ma perfettamente
kapace di gestirlo, elevandolo a potenza,
skavandone la radice mai quadrata,
akkontentandosi di lisciare gl'angoli
e gli squittii ke ne tintinnano i rintokki.
Detesto i dati di fatto,
detesto i konsiglieri dell'adeguamento,
della demokrazia ad ogni kosto.
Detesto i guazzabugli d'informazione,
l'immondo delirio del giornalismo.
Detesto la delega dell'odio.
Detesto gl'enigmisti di komodo.
Detesto questo paese,
ke non sarà mai nazione,
ke cerka radici ke non ha mai avuto,
ke s'aggrappa ai krocifissi kome salvagenti,
naufraghi indecenti e senza pudore,
ke benedice kattolikamente il suo kredo,
ke non ha ritmo, ke dekanta solo i morti,
ke indora il passato sapendo di non avere presente,
ke tenta di strutturare una klandestinità
per poi aver qualkosa d'abbattere.
Detesto ki sceglie di non ridikolizzarne
i deliri delle kontraddizione.
La stessa kontraddizione,
ke senza il bacio della poesia,
resta una messinscena patetika
per rissosi sottoumani;
una sopravvivenza tacita e permessa
solo in assenza di metri di paragone.
E adesso ke torno a vivere d' Acqua e Vento,
ke torno a rikordare ke non vi son katene
per ki possiede il delirio d'ala,
ridisegnando il mio sorriso
di rabbia arrogante...
Per il kalore della ribellione
ke non ha frontiere e dokumenti,
per le affinità senza il plagio della lingua,
per l'enigma d'un pensiero uniko
e mai uguale, ebbro della sua follia,
a beffa di distanze presunte,
a subornare il senso dell'illegalità
ke diventa morale e kondizione...
Regalo tutto questo al Migrante.
Ovunque sia e da ovunque venga,
fratello salvifiko,
variabile inevitabile
per kausa di fame e di guerra,
di desiderio e necessaria pretesa,
ke rende migliore questo skiokko di terra
tra mare e cielo
ke ci ostiniamo a kiamare italia.