
Effimero e palpabile: affinità.
Indipendentemente.
Inspiegabilmente.
Indubbiamente.
Certe kose sono e saranno.
Altre semplicemente restano.
"In periferia i viali sono trafficati,
i centri commerciali come al solito affollati,
aspettano i clienti a porte spalancate
ma anche ondate di assalti e di imboscate.
Per questo le sirene sono fisse su due note
e i vigilantes coi fucili a pompa vanno per le strade;
sanno che bisogna controllare ogni passante,
sanno che è meglio preteggere il ricco e benestante.
Sanno che nessuno ama la tasca del mercante,
nessuno ama i debiti, i debiti alle banche
e se anche domani vanno in fiamme fate i bravi,
in fondo sono solo danni collaterali
e non rompete più i coglioni burattini
in fondo siete solo mille, mille piccoli assassini,
col falso terrore del sacro borseggio
quand'è il sistema intero che si fonda sul saccheggio"
Assalti Frontali, "Inperiferia"
Percepire le essenze;
tracciarne i profili,
assaporarne i gusti:
raffiche ancestrali della comunicazione.
Un vento caldo porta via i pensieri,
e con le spalle al muro,
non puoi rinunciare alla corsa.
È l?istinto: lucido delirio di sopravvivenza.
È la rabbia che cripta le immagine del Systema.
Vampiri e Dampyr:
come un paradiso turistico,
crepuscolare e romantico,
un castello arroccato.
La sfera blu dischiude i cristalli
eterei e veggenti:
il mondo della fantasia umana,
ogni suo elemento,
ogni sua creatura,
scaturisce dai sogni e dalle speranze dell?umanità.
Vampiri plastificati,
avidi e prodighi
di sogni preconfezionati,
incrociano le nostre strade,
senza temere di essere notati,
mimetici e spavaldi.
Così il nulla dilaga. Il Systema.
I Vampiri sono tra noi.
Animali sociali trasformati nelle movenze,
deformati nell?istinto, metallizzati.
Strisciano tra noi, strisciano eretti,
calpestando ciclicamente i proprio passi.
Ora li vedo passare, posso annusarli,
li riconosco.
Sensazioni nuove, percezioni diverse,
come un quinto senso e mezzo,
in un free-style dai tratti acquarello.
Dampyr: ciò che siamo, diventeremo
o stiamo diventando.
Scrosciano,
fragorose e interminabili,
le grida entrando nelle farmacie,
l?eco delle bombe nei supermercati,
i pianti tra le balbettanti e altalenanti immagini catodiche.
Pomeriggi inutili e avvolti,
posseduti dalla rabbia,
persi sulla tastiera,
lasciano sangue sulle labbra.
Dobbiamo muoverci,
è tempo di andare.
Prendiamo i nostri cappotti,
neri e profondi,
cuciti di gotico e foderati di metropolitano.
Abbelliamoli con le spille,
le sciarpe bucate dai morsi.
Visioni baciate dalle
labbra tenere della ganja,
proiettano sagomature a china
di ciò che siamo.
Questa è la realtà delle cose:
fumetti, esili e dinamici,
dai contorni decisi
che non temono il dubbio perverso
che elettricamente stimola e induce
il Systema.
Dobbiamo muoverci agili,
far credere che siamo soltanto ludici tratti di matita.
Siamo macchie di china,
senza regole né dogmi.
Il Systema non deve percepirci.
Il regno della fantasia,
sempre morbida e ovattata,
è pieno di rabbia.
Cavalcheremo l?onda dell?istinto,
col vento giocoso sotto le code del cappotto,
mentre la risata profonda dei Vampiri
echeggia nervosa.
È una planata in stallo,
effimera e impalpabile,
che si carica,
ribolle e si affila,
per tutto ciò che continuate a vomitare:
voi state soffiando
sulla nostra onda perfetta.
È la rabbia che feconda le onde,
mentre ci alziamo con i piedi,
morbidi e liquidi,
sulla bolle d?acqua,
feriti dall?odore acre del Systema;
rigidi alla vista dei suoi ossequiosi e bavosi
servi: Vampiri.
Posso sentire il suo respiro adesso.
Non c?è tempo per restarne in contemplazione,
in avido studio, con interessata e avversa curiosità.
Bio-Meccanica creatura.
Non è perfetta. Posso vederla.
È questo il punto diabolico,
è vulnerabile e spavalda:
sfida chiunque ad abbatterla, mostrando le sue ferite.
La sua forza non è solo
tradizionale repressione:
è vampirismo onirico.
Non teme i singoli,
depreda le masse informi dei sogni.
È un gioco bieco e perverso,
dalla miriade di appellativi
e dalle svariate manifestazioni:
dittatura mediatica,
manipolazione culturale,
terapia del consumo.
Con lingue sintetiche,
viscide e viola,
taglienti, gommose,
scandaglia i fondali umani.
È in cerca di sogni,
famelicamente eccitata,
muove i suoi burattini
dai denti acuminati
come specchi per allodole.
Questo è il suo teatrino,
la sua ambientazione,
la sua creazione.
Esperimenti in divenire,
creatura sfuggita al creatore.
L?Ironia del Destino,
eroina congenita della Storia,
ancheggia,
piena e luminosa.
eterei e presenti,
la accompagnano.
E? questo il gioco:
il Systema creato sfugge al creatore;
le creature del Systema, liquide, evadono.
Questo non è il regno dei pari,
ma il regno dei dispari.
Il quinto senso e mezzo:
percezione multi-dimensionale,
condivisa e gonfia,
per ricominciare da zero.
Con questi compagni,
di viaggio-gioco-sogno,
sconosciuti e fraterni,
persi nelle intersezioni di
Spazio-Tempo.
Posso vederne le mani,
abili e pigre, appisolate sui colori.
Posso sentirne le voci,
umide e stanche, aggrovigliate nelle 5 righe.
Gli occhi no.
Escono,
con passo deciso, inarrestabili,
impalpabili e invulnerabili,
dalle curve sinuose del tempo.
Lettere scomposte,
pennellate spiraliche,
seriali e grigie,
rigurgitano pasti indigeribili.
Il Systema non può assimilarci.
- Se solo osi avvicinarti, io ti dilanio! ?
Il Dampyr è pura fantasia. E rabbia.
I sogni del Dampyr
sono un cubo blu,
dagli angoli netti.
La sua trasparenza ammalia,
i riflessi ipnotizzano,
la forma inibisce.
Perfetto ed etereo,
mediatico.
I polpastrelli sugli spigoli,
morbidi e caldi,
tentano di assorbirne le forme.
È un?osmosi onirica:
sedendo scompostamente,
con una gamba sul bracciolo,
sprofondando nella materia del cubo.
Plasmarne la forma:
unica e peculiare sintesi.
Il cubo,
inassimilabile,
per altri inammissibile,
antitesi perversa della sua elasticità di forma,
è rabbia e sogno.
Trema il pulsante, balbetta la tastiera
barcolla agonizzante nell?ombra della sera;
il mattino ha l?oro in bocca, ma solo per qualcuno,
per gli altri è nelle tasche e sintetico il profumo.
Controlla le notizie, accertane le fonti,
se i dati sono chiari i polpastrelli sono pronti.
Violenta poi ogni tasto, violenta la ragione,
il Systema ti ringrazia: tu sei la sua soluzione;
il Systema ti corteggia, sei il prescelto su un milione,
abbellendoti la casa, lucidandoti il cognome;
inviato a presenziare, testimone della storia,
ma anche del Systema quando è aperta l?istruttoria;
tu c?eri, tu hai visto, hai visto ogni cosa,
ostentando il tuo coraggio in una via pericolosa:
Kabul, Falluja, Baghdad, tu eri in ogniddove,
a raccogliere notizie a raccoglierne le prove,
per poi portarle schiave sull?altare del Systema,
svuotate, violentate: trasformate in Anatema.
Trema il pulsante, balbetta la tastiera
barcolla agonizzante nell?ombra della sera;
il mattino ha l?oro in bocca, ma solo per qualcuno,
per gli altri è nelle tasche e sintetico il profumo.
Uno spettro in cashmire grigio, liquido e potente,
assorbe e poi manipola la rabbia della gente;
assorbe e poi deforma, cancella, aggiunge, omette,
per vendere notizie dalle sagome perfette.
Il Systema lo ringrazia, o solo lo ripaga
donandogli prestigio in una busta paga
sporca di silenzio, smerdata di menzogna,
pulita con saliva da un avida carogna.
Presenzia nel salotto ostentando il suo mestiere,
conosce tutti i fatti, possiede un gran sapere;
sorride superiore, ironico e spavaldo,
mostrandosi intoccabile, scoprendosi codardo,
scoprendo i suoi canini, famelici e affilati,
sapendo che per vivere gli son sempre bastati.
Trema il pulsante, balbetta la tastiera
barcolla agonizzante nell?ombra della sera;
il mattino ha l?oro in bocca, ma solo per qualcuno,
per gli altri è nelle tasche e sintetico il profumo.
Sussurra nella notte, effimera e potente,
la rabbia della storia, la rabbia della gente;
gonfia è la sua veste, leggero il suo cammino,
giocando col sapere con spirito bambino:
curioso ed istintivo, intatta la purezza,
saper qualcosa almeno ma saperlo con certezza.
La rabbia è solo acqua, che copre e dopo bagna,
o forse la benzina rinchiusa in una stagna;
rinchiusa e imbottigliata, la rabbia non può stare,
scagliata contro un muro ritorna poi a bruciare.
Il Systema tiene i fili, chi ti informa è un burattino,
che manipola il passato per gestire il tuo destino,
ascolta ciò che senti, l?istinto è la lezione,
la luce della rabbia è la controinformazione.
Mi chiedono rispetto.
Avete mai guardato
L?orma spigolosa
che lasciano i corpi
Appesantiti dall?arroganza?
Forme lucide e taglienti,
palpabili ed invisibili,
visibili ed eteree,
monito a notarle,
esortazione a seguirle,
tracce guida,
feticci rampanti,
pressioni artificiali,
travestite di saggezza,
dense e rigorose,
avverse ad esser trascinate,
mai trascinanti,
meno affascinanti,
certe nell?indecisione.
Il rispetto è non lasciare tracce.
Ho il sacrosanto diritto di perdermi.
ODE ALLA VITA Pablo Neruda