Quando Marx morì, a differenza di ogni altra leggenda nata attorno a personaggi mitologici più o meno appartenenti all'ortodossia kristiana, il cielo non si aprì e i lampi non squarciarono alkunkè.
Quando Marx morì non spesero nemmeno molto tempo nel giudikarlo. Uno skribakkino dell'aldilà, vistosi presentarsi innanzi l'uomo barbuto, una volta spulciata brevemente la fedina vissuta e inkrociato il bagliore sovversivo dei suoi okki, decise ke non v'era motivo per rimandare ad un "equo" processo il neomorto e senza skomodare la korte celeste lo kondannò all'inferno.
Quando Marx fu kondotto alle porte dell'inferno i sekondini sorridevano. I sekondini sorridono beffardi kome salamandre anke nell'aldilà.
Il buon vekkio, vistosi d'innanzi alla porta della dannazione eterna non ebbe nemmeno bisogno di farsi korraggio ma sereno delle follie antikapitaliste, ormai troppo prostrato dalle nefandezze respiranti, konstatò ke all'inferno avevano skritto ciò ke migliaia di industriali non avevano mai avuto il koraggio di apporre all'ingresso delle proprie fabbrike. Non potendo lasciare tuttavia nessuna speranza in pegno entrò.
Non appena varkata la soglia dell'inferno gli si fecero inkontro due diavoli. Bisbiglianti nelle proprio grida kominciarono kon la solita, eterna tiritera della dannazione: -Preparati dannato perkè questo è il luogo dell'eterna sofferenza. Mettiti kon tutti gli altri, hai un lungo lavoro da svolgere!-. -Lavoro eterno!- Postillò l'altro.
Affatto skonvolto dalla situazione Karl non vacillò nemmeno un momento: -Fermi tutti! Qui si può anke decidere di lavorare ma voglio delle garanzie. Sediamoci al tavolo della koncertazione-.
I Diavoli invece vacillarono.
Marx rinkarò: -Insomma... diko... quanto si lavora qui? E per quanto? Kondizioni di lavoro? Ferie? 13esima? 14esima? Assikurazione? Malattia? Abbiamo provvisto a tutto?-.
Negli okki dei diavolì inizio a prender korpo l'insikurezza stessa.
-Piuttosto- kontinuò Karl -Voi da quant'è ke lavorate? Vi vedo stanki ed emaciati...-.
I diavoli erano assolutamente persi adesso. -Insomma... in effetti da una vita... eterna... lavoriamo sempre da sempre...-.
-Kome sempre da sempre???- Interruppe Marx. -Ma ke siete dei krumiri del kazzo? Ma non scioperate mai qui? Ma non avete un pudore nè tenete ai vostri diritti?-.
Approfittando dell'immobilismo ebete degli aguzzini Marx si affacciò alle porte dell'inferno e iniziò una delle più memorabili arringhe sul lavoro mai konosciute dall'aldilà. Si avvicinò talmente tanto al kuore irakondo dei pekkatori ke nel giro di qualke ora l'Inferno fu veramente tale. La rivoluzione. I dannati ke non facevano più i dannati, i diavoli ke non facevano più i diavoli, rivendikazioni sindakali ovunque, pikketti, kori mai uditi ed una skritta a spry: -Inferno okkupato-.
Satana, destato dalla konfusione, non riuscì nemmeno ad aprir la porta dell'ufficio ke si trovò sotto il tiro inkrociato di ogni tipo di d'oggetto, terreno e no.
La borghesia, ke aveva kreato l'inferno, non ne aveva più il kontrollo.
Vista la malaparata, kome ogni lekkino arrivista ke non si rispetti, Satana prese l'ascensore per rekarsi ai piani alti a cerkar soluzione.
Giunto alla porta del paradiso, suonato un kampanello decisamente newage, Satana si trovò di fronte San Pietro, ke non senza una certa stizza gli domandò kosa mai stesse facendo lì. Mefisto non impegò molto a rakkontar l'akkaduto e San Pietro ke, seriamente preokkupato dall'enfasi remissiva del rakkonto diaboliko, non trovò altra soluzione ke raggirare abilmente kon kavilli legali la decisione di kondanna in prima istanza all'inferno di Marx akkogliendolo in paradiso. Kosì, poke ore dopo Karl, avrebbe fatto ingresso nell'"alta" società.
Satana impegò oltre una settimana a sedare le rivolte interne, obbligato per altro in koncessioni riguardanti le kondizioni di lavoro dei suoi dipendenti, kui tuttavia non tenne mai fede grazie all'infido lavoro dei kolletti bianki. -La storia si ripete- tuonò qualkuno da ankor più in basso.
Alla fine della settimana, ormai nuovamente e pienamente in possesso del proprio regno, Mefisto pensò bene d'andare a farsi due risate ai piani alti, vedendo quale konfusione avesse mai potuto portare il buon Karl anke ai klimi temperati.
Giunto nuovamente davanti alle porte del paradiso Satana suonò nuovamente. Pietro lo vide altrettanto nuovamente e non trovò nient'altro da dire se non: -Non sarà ke ci stai prendendo gusto?-.
Il Malefiko tentò sommarie giustifikazioni fino a trovare l'illuminazione buonista ke avrebbe fatto breccia nel kuore di San Pietro: -Io sono un buono in fondo- disse sogghignando -e nella mia bontà ero venuto ad accertarmi ke Marx non vi avesse kreato problemi insostenibili-.
San Pietro lo guardò stralunito: -Problemi? Karl? Ma quali problemi? Ma se è una persona splendida, brillante, vivace... Insomma, diko... non fa altro ke far lunghe passeggiate, rakkontare storie di libertà in giro, postillare sempre kompitamente i reazionari... Qui gli vogliamo tutti bene, diko.-.
-Ma kome tutti bene? Ma a Marx? A quel diavolo???? Ma diko... ma i santi ke ne pensano?- domandò perplesso Satana.
-I Santi? I Santi sono entusiasti. Si fanno delle belle tavolate, Marx rakkonta i suoi brillanti aneddoti, i santi fanno domande, Karl spiega le nuove dinamike ekonomike del mondo...-.
Negli okki di Satana adesso brillava l'imponderabile: -Ma Gesù, Gesù ke ne pensa di Marx?-.
-Gesù? Uuuhhh. Sono inseparabili. Tutto il giorno a kiakkierare di solidarietà e koscienza di klasse, a bisbigliar tra loro. Sempre a braccietto a farsi konfidenze, rakkonti di gioventù, ad affrontar tematike ancestrali kome i dibattiti sui nuovi soggetti rivoluzionari...-.
Satana a questo punto era skonvolto. Pallido kome un salassato non trovò ke una sola, ultima risolutiva domanda per svelar ciò ke ormai era diventato inestrikabile arkano.
-Pietro, ma dimmi un pò... ma Dio... Dio ke ne pensa di Marx?-.
San Pietro, kon un lento quanto inesorabile gesto alzò il suo pugno sinitro in fronte a Satana: -Ma quale dio kompagno Satana?-.
Quando Marx morì non spesero nemmeno molto tempo nel giudikarlo. Uno skribakkino dell'aldilà, vistosi presentarsi innanzi l'uomo barbuto, una volta spulciata brevemente la fedina vissuta e inkrociato il bagliore sovversivo dei suoi okki, decise ke non v'era motivo per rimandare ad un "equo" processo il neomorto e senza skomodare la korte celeste lo kondannò all'inferno.
Quando Marx fu kondotto alle porte dell'inferno i sekondini sorridevano. I sekondini sorridono beffardi kome salamandre anke nell'aldilà.
Il buon vekkio, vistosi d'innanzi alla porta della dannazione eterna non ebbe nemmeno bisogno di farsi korraggio ma sereno delle follie antikapitaliste, ormai troppo prostrato dalle nefandezze respiranti, konstatò ke all'inferno avevano skritto ciò ke migliaia di industriali non avevano mai avuto il koraggio di apporre all'ingresso delle proprie fabbrike. Non potendo lasciare tuttavia nessuna speranza in pegno entrò.
Non appena varkata la soglia dell'inferno gli si fecero inkontro due diavoli. Bisbiglianti nelle proprio grida kominciarono kon la solita, eterna tiritera della dannazione: -Preparati dannato perkè questo è il luogo dell'eterna sofferenza. Mettiti kon tutti gli altri, hai un lungo lavoro da svolgere!-. -Lavoro eterno!- Postillò l'altro.
Affatto skonvolto dalla situazione Karl non vacillò nemmeno un momento: -Fermi tutti! Qui si può anke decidere di lavorare ma voglio delle garanzie. Sediamoci al tavolo della koncertazione-.
I Diavoli invece vacillarono.
Marx rinkarò: -Insomma... diko... quanto si lavora qui? E per quanto? Kondizioni di lavoro? Ferie? 13esima? 14esima? Assikurazione? Malattia? Abbiamo provvisto a tutto?-.
Negli okki dei diavolì inizio a prender korpo l'insikurezza stessa.
-Piuttosto- kontinuò Karl -Voi da quant'è ke lavorate? Vi vedo stanki ed emaciati...-.
I diavoli erano assolutamente persi adesso. -Insomma... in effetti da una vita... eterna... lavoriamo sempre da sempre...-.
-Kome sempre da sempre???- Interruppe Marx. -Ma ke siete dei krumiri del kazzo? Ma non scioperate mai qui? Ma non avete un pudore nè tenete ai vostri diritti?-.
Approfittando dell'immobilismo ebete degli aguzzini Marx si affacciò alle porte dell'inferno e iniziò una delle più memorabili arringhe sul lavoro mai konosciute dall'aldilà. Si avvicinò talmente tanto al kuore irakondo dei pekkatori ke nel giro di qualke ora l'Inferno fu veramente tale. La rivoluzione. I dannati ke non facevano più i dannati, i diavoli ke non facevano più i diavoli, rivendikazioni sindakali ovunque, pikketti, kori mai uditi ed una skritta a spry: -Inferno okkupato-.
Satana, destato dalla konfusione, non riuscì nemmeno ad aprir la porta dell'ufficio ke si trovò sotto il tiro inkrociato di ogni tipo di d'oggetto, terreno e no.
La borghesia, ke aveva kreato l'inferno, non ne aveva più il kontrollo.
Vista la malaparata, kome ogni lekkino arrivista ke non si rispetti, Satana prese l'ascensore per rekarsi ai piani alti a cerkar soluzione.
Giunto alla porta del paradiso, suonato un kampanello decisamente newage, Satana si trovò di fronte San Pietro, ke non senza una certa stizza gli domandò kosa mai stesse facendo lì. Mefisto non impegò molto a rakkontar l'akkaduto e San Pietro ke, seriamente preokkupato dall'enfasi remissiva del rakkonto diaboliko, non trovò altra soluzione ke raggirare abilmente kon kavilli legali la decisione di kondanna in prima istanza all'inferno di Marx akkogliendolo in paradiso. Kosì, poke ore dopo Karl, avrebbe fatto ingresso nell'"alta" società.
Satana impegò oltre una settimana a sedare le rivolte interne, obbligato per altro in koncessioni riguardanti le kondizioni di lavoro dei suoi dipendenti, kui tuttavia non tenne mai fede grazie all'infido lavoro dei kolletti bianki. -La storia si ripete- tuonò qualkuno da ankor più in basso.
Alla fine della settimana, ormai nuovamente e pienamente in possesso del proprio regno, Mefisto pensò bene d'andare a farsi due risate ai piani alti, vedendo quale konfusione avesse mai potuto portare il buon Karl anke ai klimi temperati.
Giunto nuovamente davanti alle porte del paradiso Satana suonò nuovamente. Pietro lo vide altrettanto nuovamente e non trovò nient'altro da dire se non: -Non sarà ke ci stai prendendo gusto?-.
Il Malefiko tentò sommarie giustifikazioni fino a trovare l'illuminazione buonista ke avrebbe fatto breccia nel kuore di San Pietro: -Io sono un buono in fondo- disse sogghignando -e nella mia bontà ero venuto ad accertarmi ke Marx non vi avesse kreato problemi insostenibili-.
San Pietro lo guardò stralunito: -Problemi? Karl? Ma quali problemi? Ma se è una persona splendida, brillante, vivace... Insomma, diko... non fa altro ke far lunghe passeggiate, rakkontare storie di libertà in giro, postillare sempre kompitamente i reazionari... Qui gli vogliamo tutti bene, diko.-.
-Ma kome tutti bene? Ma a Marx? A quel diavolo???? Ma diko... ma i santi ke ne pensano?- domandò perplesso Satana.
-I Santi? I Santi sono entusiasti. Si fanno delle belle tavolate, Marx rakkonta i suoi brillanti aneddoti, i santi fanno domande, Karl spiega le nuove dinamike ekonomike del mondo...-.
Negli okki di Satana adesso brillava l'imponderabile: -Ma Gesù, Gesù ke ne pensa di Marx?-.
-Gesù? Uuuhhh. Sono inseparabili. Tutto il giorno a kiakkierare di solidarietà e koscienza di klasse, a bisbigliar tra loro. Sempre a braccietto a farsi konfidenze, rakkonti di gioventù, ad affrontar tematike ancestrali kome i dibattiti sui nuovi soggetti rivoluzionari...-.
Satana a questo punto era skonvolto. Pallido kome un salassato non trovò ke una sola, ultima risolutiva domanda per svelar ciò ke ormai era diventato inestrikabile arkano.
-Pietro, ma dimmi un pò... ma Dio... Dio ke ne pensa di Marx?-.
San Pietro, kon un lento quanto inesorabile gesto alzò il suo pugno sinitro in fronte a Satana: -Ma quale dio kompagno Satana?-.
2 commenti:
Amen, alleluia.
In alcuni punti mi ha ricordato il racconto "L'arma segreta" di Dino Buzzati . Cmq .. clap clap clap .. senza ironia e con ammirazione.
Lucy
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